FINESTRA SULLA RETE
Caterina Gammaldi, 31 luglio
Per la scuola della Costituzione
A proposito dell'editoriale di Galli della Loggia (Le periferie rimosse, Corriere della sera 29 luglio 2020) e dell'articolo di Nadia Urbinati ( Diseguaglianze, quanti sono i nostri Sud Repubblica 31 luglio 2020)
La scuola nei quartieri di periferia delle grandi città ha sempre rappresentato un presidio di democrazia e per molti ragazzi un'occasione di emancipazione culturale. Laddove gli insegnanti hanno saputo intercettare il disagio sono state realizzate le esperienze migliori, è stato garantito il diritto allo studio e all'apprendimento.
Le periferie delle città, talora il centro storici in degrado rappresentano spazi di vita senza cura alcuna, facile preda di chi, senza scrupoli, accende l'odio verso l'altro, verso i più deboli.
Non si può imputare a questo governo la mancata soluzione del problema.
Sono molti decenni che poniamo l'esigenza di politiche educative a vantaggio degli ultimi senza successo. Gli stessi progetti educativi destinati ai senza scuola, agli studenti in difficoltà di apprendimento e relazione, alle aree a rischio sono spesso cocci vuoti, luogo della retorica dei buoni sentimenti, che evoca le buone condotta come l'unico stile di vita da praticare.
Si dà il caso che i comportamenti ribelli imputati ai ragazzi di periferia vedono talvolta coinvolti figli della buona borghesia, figli del benessere a cui manca da troppo tempo la figura genitoriale, soprattutto nell'età della prima e della seconda adolescenza.
É il caso di bande di ragazzi cosiddetti "bene" che sentono di poter approfittare della loro condizione per aggredire i meno fortunati - gay, disabili, zingari, immigrati - per il gusto di lasciare il segno della loro presunta superiorità.
Il problema va risolto prendendosi cura dei giovani sempre, non solo quando minacciano le nostre serate ai Navigli o a Trastevere.
Segnaliamo da mesi la preoccupazione per le aule vuote (queste si) in cui mancano le occasioni per conoscere insieme.
Da mesi, pur consapevoli dell'emergenza sanitaria, segnaliamo l'incremento della povertà educativa e delle diseguaglianze, anche a causa della DaD.
Inascoltati. Non è facile per nessuno insegnare e apprendere in un mondo qual è quello che abbiamo ereditato da modelli di sviluppo economico-sociali fondati sull'individualusmo e sul mercato.
Restituire quello che abbiamo perso ai bambini e ai ragazzi è un imperativo categorico che interpella le nostre coscienze adulte.
Vorremmo poter pensare che è ancora possibile una scelta politico - culturale dirompente, alternativa ai comportamenti dilaganti, che non sia la solita liturgia di un mondo diviso in buoni e cattivi.
Guardiamo alle banlieus in Francia, agli scontri fra bianchi e neri in America, alle centinaia di situazioni che vedono i nostri ragazzi in tutto il mondo l'uno contro l'altro e non possiamo fare a meno di affermare che a seminare gli odi "di classe" sono proprio coloro che si pensano e si vivono primi contro gli ultimi.
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