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Delega zero/sei. Riflessioni gruppo infanzia Cidi di Firenze

Sistema integrato di educazione e di istruzione
dalla nascita fino ai sei anni

Il Gruppo di ricerca e sperimentazione per la Scuola dell’Infanzia del CIDI di Firenze ha esaminato il testo della Delega sul Sistema integrato 0-6 e ha svolto un lavoro di ricerca e riflessione sui documenti che si occupano della questione. Il testo che segue rappresenta una sintesi di questo lavoro.

Una proposta che non ci piace perché…
La delega al Governo risponde, in apparenza, ad alcune questioni aperte. Ecco cosa sembra “risolvere” e perché non lo risolve davvero.
Il raggiungimento dei parametri europei e l’omogeneità sul territorio nazionale. La situazione italiana è molto “variegata”. Questa disomogeneità, negli anni, non è stata risolta, nonostante gli appelli alla generalizzazione della Scuola dell’Infanzia inseriti in tutti i documenti ufficiali. Non essendo riusciti a generalizzare la scuola dell’infanzia e a costruire un sistema di nidi omogeneo sul territorio nazionale, si cerca di ottenere lo scopo attraverso la costruzione di un sistema integrato, che mettendo insieme i numeri del nido e quelli della scuola dell’infanzia (quindi attraverso un artificio contabile), alza il numero dei bambini accolti e lo rende più omogeneo. Unificando nel sistema integrato i Nidi (nel settore dei quali il nostro Paese è molto indietro) con le scuole dell’Infanzia, il raggiungimento degli standard europei diventa un obiettivo più vicino.

  • Il superamento della concezione delle istituzioni educative per la prima infanzia come servizi a domanda individuale. Questo è l’aspetto sul quale tutti concordano. L’inserimento dei nidi d’infanzia all’interno di un sistema educativo cui tutti i bambini hanno diritto, rappresenta una conquista importante. Ma anche qui è più l’apparenza che la sostanza: si proclama un diritto ma non si indicano azioni concrete per realizzarlo e, soprattutto, si ribadisce che si tratta di un servizio il cui costo resta per una buona parte, a carico delle famiglie. Inoltre, su questo punto di “principio” (per quanto importante) si è focalizzata l’enfasi e l’attenzione, trascurando totalmente gli altri aspetti molto più discutibili.
  • Il sistema integrato viene individuato come il nuovo “soggetto” istituzionale cui demandare il raggiungimento degli obiettivi di cui sopra. E a tal fine si predispone un piano di Finanziamento. Il Piano di finanziamento non è per la generalizzazione della scuola dell’infanzia o per l’ampliamento della ricettività dei nidi, ma per la promozione del sistema integrato. Vuol dire che verranno stanziati fondi per la costruzione di poli 0-6. Alcune regioni si sono già mosse in questa direzione.
  • Il personale della scuola dell’infanzia. Si era già provato a differenziare (discriminando) gli insegnanti della scuola dell’infanzia, con il tentativo, fallito, di escluderli dal piano di assunzioni previsto per questo anno (Fase A e B). Adesso, gli insegnanti che restano nelle graduatorie ad esaurimento e che sono state escluse dalle assunzioni per l’organico aggiuntivo (Fase C) saranno assunti per la promozione del sistema integrato. Una volta esaurite le attuali graduatorie si aprirà la strada alla creazione di graduatorie “diverse”, appositamente create per il sistema 0-6.
  • Il superamento dell’anticipo e delle sezioni primavera. La promozione dei poli per bambini fino ai sei anni, risolve, in via definitiva la questione dell’anticipo in entrata e chiude la fallimentare esperienza delle sezioni primavera. Il problema è che chiude anche la stagione dei comprensivi, così come erano andati delineandosi fino ad oggi.

La fine di un’esperienza
Il testo della delega ricalca in gran parte il Disegno di Legge Puglisi (d. L. 1260) giacente in Senato e in via di esame.

Può sembrare strano ma in questo disegno di legge, ciò che viene abrogato è importante quanto (o forse di più) ciò che viene proposto. Attraverso le abrogazioni si fa tabula rasa di ciò che fino ad oggi andava sotto la denominazione di nidi d’infanzia e scuole dell’infanzia. Sul piano giuridico, cioè, non esistono più istituzioni formative con quelle caratteristiche, finalità, obiettivi. Questo vuoto viene colmato dalla creazione di un nuovo soggetto istituzionale: il sistema integrato 0-6. Il sistema integrato, cioè, non affianca, non accompagna, non integra (nonostante il nome), ma sostituisce le due istituzioni educative precedenti (nido e scuola dell’infanzia) che vengono cancellate dal nostro ordinamento. È l’articolo 2 il cuore del discorso. La prima funzione del sistema integrato non riguarda i bambini ma le famiglie e i tempi di conciliazione. Questo qualifica chiaramente il sistema integrato in una direzione, che viene confermata dal comma c) che prevede la partecipazione delle famiglie alla definizione degli obiettivi educativi e alla verifica del loro raggiungimento. Il comma b) dà per scontata la fine dell’esperienza dei comprensivi, garantendo la continuità tra i servizi del sistema integrato (quindi tra loro, al suo interno) e la scuola primaria come entità separata. Il comma e) istituisce il coordinamento pedagogico dei servizi a livello territoriale, sottraendolo di fatto all’autonomia delle scuole. Il sistema integrato trova la sua collocazione fisica all’interno dei poli per l’infanzia che decretano la separazione anche fisica dalle scuole successive. L’unica cosa che sarebbe stato interessante definire (ovvero gli standard di qualità), viene rimandata ad un regolamento da emanare. Ai comuni, singoli o associati, competono: “la promozione di iniziative di formazione in servizio per il personale dei servizi e di iniziative di coordinamento pedagogico e scambio nell’ambito del sistema integrato e) la promozione di iniziative ed esperienze di continuità del sistema integrato con la scuola primaria”. Questo dispositivo rimuove del tutto la questione dei curricoli verticali, così come definiti dalle Indicazioni Nazionali.

La scuola che vogliamo
Il sistema integrato 0-6 così come viene delineato dalla Delega al Governo della legge 107 e dalla proposta di legge Puglisi, non va nella direzione da noi auspicata. La creazione di tale sistema cancella di fatto l’esperienza degli istituti comprensivi, precludendo alla scuola dell’Infanzia la possibilità di contribuire (in maniera istituzionalmente definita) alla formazione e istruzione dei bambini. È uno spostamento radicale di prospettiva. La scuola dell’infanzia italiana aveva intrapreso un percorso originale e interessante, emancipandosi progressivamente da una funzione di accudimento e sorveglianza. La creazione degli istituti comprensivi ha rappresentato il culmine di questa stagione. Bisogna avere la forza e la volontà (oltre alla capacità) di valorizzare l’originalità dell’esperienza educativa italiana a partire dai nidi e dalle scuole dell’infanzia, a partire dal riconoscimento internazionale del loro valore. Invece, finora, si è usato quel riconoscimento a fini retorici, senza compiere il minimo sforzo per mettere le migliori esperienze a sistema, creando davvero un modello italiano all’educazione dell’infanzia che potesse servire da base di proposta anche a livello europeo. Noi abbiamo le migliori scuole dell’infanzia del mondo, ma non c’è traccia di esse nei documenti europei. Da questa incapacità (o mancanza di volontà) deriva il fatto che subiamo adesso modelli diversi (quelli dei paesi del nord Europa), tra l’altro, minoritari, dal punto di vista delle strutture organizzative. Non ci piace il sistema integrato, non perché sbagliato in sé, ma in quanto sancisce la fine di un percorso di innovazione, sperimentazione, costruzione di un’identità della scuola dell’infanzia che, se debitamente sostenuta, avrebbe potuto (e può ancora) rappresentare una risposta efficace allo scarto a livello di competenze, esistente tra il nostro e gli altri paesi con i quali è chiamato a competere.

Per far questo riteniamo sia necessario:

  • Ribadire che “L’educazione per la prima infanzia è un servizio imprescindibile che, fornito a tutta la popolazione infantile, favorisce la formazione globale del cittadino. L’educazione per l’infanzia di qualità, realizza interventi precoci di inclusione sociale e di sviluppo riducendo le disuguaglianze di partenza: è quindi un servizio indispensabile per “spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”. (Raccomandazione europea 20.02.2013);
  • Svincolare in maniera chiara e definitiva la funzione educativa della scuola dell’infanzia da qualunque rapporto con le esigenze delle famiglie (di natura economica, organizzativa, di conciliazione dei tempi, di lavoro, di occupazione femminile…). Tutte le scuole contribuiscono, indirettamente a risolvere queste esigenze. La scuola dell’infanzia lo fa nella misura di tutte le altre, per cui non c’è bisogno di nessuna specificazione in questo senso.
  • Ancorare saldamente la funzione della scuola dell’infanzia alle acquisizioni che la psicologia dello sviluppo e delle scienze umane hanno declinato nell’arco di oltre un secolo di ricerche comparate, traendo dai risultati di tali ricerche i dati e gli elementi per definire i modelli organizzativi congruenti.
  • Superare l’inserimento dei concetti di cura e accoglimento tra gli obiettivi della scuola dell’infanzia, considerandoli invece, come condizioni per l’apprendimento dei bambini, così come dovrebbe essere per tutte le istituzioni educative.
  • Superare in via definitiva ambiguità di ordine organizzativo (anticipi, definizione degli orari, compresenze del personale, inserimento di bambini in situazioni di difficoltà…)
  • Definizione chiara e inequivoca degli standard organizzativi in materia di numero di bambini per sezione, integrazione dei bambini in situazione di handicap, orari di funzionamento, comprensenze, qualità degli spazi, degli ambienti e degli arredi, materiali strutturati e di facile consumo, rapporti con il territorio in termini di fruibilità dei servizi e convenzioni per l’utilizzo delle strutture…)
  • Garantire la continuità con il nido, attraverso la definizione chiara dell’identità della scuola dell’infanzia inserita all’interno dell’istituto comprensivo. Consolidare le esperienze di costruzione dei curricoli verticali all’interno dei comprensivi, come declinazione del ruolo fondamentale della scuola dell’infanzia nella costruzione delle competenze in uscita.
  • Garantire la formazione (iniziale e in servizio) dei docenti di scuola dell’infanzia all’interno del percorso universitario e formativo dei docenti degli altri segmenti del sistema di istruzione, in considerazione di quanto esplicitato nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo
  • Garantire percorsi di formazione permanente rivolte alla specificità della fascia di età dell’utenza e alla costruzione delle competenze in senso verticale.
  • Istituire una commissione ministeriale articolata nei due segmenti distinti (nido-scuola dell’infanzia) al fine di garantire le peculiarità e le prerogative di entrambi
  • Richiedere il mantenimento dello stato giuridico attuale degli insegnanti di scuola dell’infanzia, inserendo, all’interno del Contratto Nazionale, orari definiti per la progettazione, così come stabilito per i colleghi dei segmenti di scuola successivi.

Crediamo sia importante avanzare una proposta diversa e chiedere con forza ciò che finora è stato negato o disconosciuto. Per questo riteniamo sia doveroso:

  • Informare i colleghi e le scuole su ciò che sta accadendo
  • Sollecitare interventi e riflessioni sia dei colleghi della scuola dell’infanzia, sia degli altri segmenti di istruzione presenti all’interno dei comprensivi
  • Riaffermare la richiesta di quegli elementi costitutivi dell’identità della scuola dell’infanzia che la caratterizzano come istituzione formativa inserita a pieno titolo nel sistema di istruzione del nostro Paese
  • Promuovere iniziative che sollecitino una revisione sostanziale del testo della delega (raccolta di firme, organizzazione di incontri, partecipazione a dibattiti, lettere ai giornali…).

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