Valutazione, RAV e scuola dell'infanzia
Giancarlo Cerini
Sul tema della "valutazione" nella scuola dell'infanzia (sia riferita alla documentazione dei percorsi di crescita dei bambini, sia per la analisi del funzionamento delle strutture-RAV) vorrei inserirmi nel dibattito avviato con il documento del Cidi per esprimere alcune osservazioni:
1) In relazione alla valutazione dei bambini, il punto di riferimento è rappresentato dalle parole chiare contenute nelle INDICAZIONI del 2012 (alla cui stesura ho collaborato), là ove si afferma con nettezza che la valutazione assume una funzione formativa, perchè "riconosce, accompagna, descrive e documentai processi di crescita, evita di classificare e giudicare le prestazioni dei bambini, perchè è orientata a esplorare e incoraggiare lo sviluppo di tutte le loro potenzialità".
2) Questa caratterizzazione sconsiglia di adottare procedure di valutazione standardizzate (es. test, schede, prove, ecc.) e invita a collegare strettamente la documentazione dei progressi nelle competenze (in senso lato) dei bambini alla conoscenza di come le caratteristiche dei contesti educativi (ed in primis dell'ambiente scuola dell'infanzia) influiscono sulla crescita dei bambini.
3) La elaborazione di strumenti valutativi dovrebbe limitarsi a "documenti di passaggio" verso la scuola primaria, in cui dar conto in maniera aperta, meglio se in termini narrativi" (o con indicaotri molti ampi) dello sviluppo delle competenze tracciate nel profilo del bambino di sei anni e nei campi di esperienza. Sconsigliabile l'adozione di schede di certificazione.
4) Per la partecipazione a pieno titolo della scuola dell'infanzia (questo è l'obiettivo) al sistema di valutazione (autovalutazione) delle scuole occorre partire dall'attuale marginalità della scuola dell'infanzia e dei suoi indicatori nel RAV (Rapporto di autovalutazione). Non sempre tali indicatori prendono in considerazione le buone ragioni pedagogiche della scuola dell'infanzia (anzi l'area dei risultati scolastici rischia di essere del tutto estranea alla scuola dell'infanzia o di strumentalizzarla in una logica preparatoria).
5) Una prima operazione dovrebbe essere quella di introdurre un linguaggio nel RAV che sia compatibile con il lessico della scuola dell'infanzia e con l'inserimento di alcuni indicatori specifici nel RAV generale (questa operazione è già oggi possibile autonomamente per le scuole). Resta comunque una certa "marginalità" della scuola dell'infanzia statale all'interno degli attuali indicatori generali.
6) Una proposta potrebbe essere quella di elaborare strumenti che possano dare "peso e visibilità" alla scuola dell'infanzia attraverso l'apprezzamento di specifici indicatori (sulla scia delle migliori esperienze di autovalutazione delle scuole dell'infanzia italiane). Anzi, molta cultura dell'autovalutazione è nata in quel contesto. Una sorta di pre-RAV per la scuola dell'infanzia, con dati utili poi a confluire nel giudizio valutativo complessivo di un istituto comprensivo o di una Direzione didattica.
7) Per le scuole dell'infanzia paritarie comunali e private che non hanno RAV, sembra indispensabile costruire uno strumento che possa apprezzare pienamente la specificità del contesto scuola 3-6 anni (che in genere con sono aggregati in grandi istituti onnicomprensivi) ed i suoi valori pedagogici, pur in un quadro fortemente unitario. LA legislazione (legge 107/2015) invita infatti ad elaborare livelli essenziali di prestazione che potrebbero appunto essere gli indicatori di qualità di una buona scuola dell'infanzia: statale, comunale, privata.
8) Tutto ciò deve confermare la piena collocazione della scuola dell'infanzia del sistema di istruzione, pur con le sue specificità, in una prospettiva di forte dialogo con il prima (nido) e il dopo (primaria), come è nelle tradizioni europee più avanzate ed un buon sistema di valutazione, non omologato a quello degli altri settori scolastici, non può che rafforzare l'identità pedagogica di questo segmento scolastico.
9) L'eventuale introduzione di nuove modalità valutative per la scuola dell'infanzia (sia riferite ai bambini, sia riferite al contesto organizzativo) deve avvenire con una forte partecipazione dal basso, valorizzando le migliori esperienze in atto, e l'adozione di strumenti-indicatori-criteri dovrebbe assumere un forte carattere sperimentale, di adesione volontaria in un primo tempo, utile a mettere alla prova sul campo le nuove idee.
10) Vista la delicatezza del tema è opportuno che sia costituito un comitato scientifico di autorevole composizione, rappresentativo delle migliori tradizioni pedagogiche italiane, con una funzione di garanzia e correttezza nelle scelte da compiere.
Alcuni primi documenti di orientamento sono stati elaborati a livello di Invalsi, da un apposito gruppo di lavoro (di cui faccio parte), che dovranno ora essere confrontati con con il mondo della scuola, per valutarne impatto e utilità
Resto a disposizione delle colleghe e dei colleghi del Cidi per partecipare ad eventuali iniziative di confronto, approfondimento e proposta che si potrebbero sviluppare nei prossimi mesi.
24 dicembre 2015