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PER LA MORATORIA DELLA VALUTAZIONE IN VOTI

di Redazione "insegnare"

Nelle scuole di ogni ordine e grado ci si prepara  a dare voti decimali nelle valutazioni di fine anno, nonostante le scuole siano precipitate, come l’intero paese, in uno stato  di emergenza senza precedenti, che ne ha sconvolto le normali condizioni  di esistenza e di lavoro.

I consigli di classe e i collegi docenti ne discutono. Molti docenti, spesso la maggioranza, sono molto perplessi. Si rendono conto di muoversi fra l'incongruenza pedagogica e il falso ideologico in atto pubblico.

Eppure il MIUR ha confermato la normativa vigente e i DS, che si trovano tra l’incudine e il martello, è facile che in tanti casi finiscano con l’essere il martello.

Si rischia infatti

  • di  attribuire voti decimali alle modalità di adattamento e risposta alle sollecitazioni didattiche di emergenza, che andrebbero al più osservate e descritte  (un assurdo);
  • di misurare  in decimi valutazioni di tipo  formativo che si fondono su dinamiche di  processo, ma in assenza di processo tangibile  (un falso);
  • di misurare in decimi prove e prestazioni, nelle quali può accadere di valutare la qualità delle connessioni o delle dotazioni tecnologiche (un non senso), magari facendo media fra prestazioni parziali e disomogenee (procedura non prevista dalla normativa della scuola di base);
  • di dare valutazioni disciplinari sintetiche quantitative, che non hanno sufficienti fondamenti e  riscontri attendibili (un grave errore);
  • di valutare  le competenze diffuse o le condizioni di vita nell’ambiente famigliare (una palese ingiustizia);
  • di valutare anche chi, per i motivi più vari - ma sicuramente con fondamento socio-culturale - è letteralmente sparito dal quadrante virtuale della scuola (un abominio).

Insomma, ci si appresta a scrivere in atti ufficiali una quantità enorme di falsi. Perché ci si ostina a compiere atti così palesemente iniqui e a così forte rischio di invalidazione?

Le cause sono molte. E richiederebbero una lunga riflessione sul senso sempre più tecnocratico e sanzionatorio che la valutazione ha assunto nel nostro vivere sociale e nelle scuole. E se ne dovrà riparlare a scuola, appena sarà possibile.

Nel frattempo, Cidi e MCE hanno proposto congiuntamente, in un documento e in un appello ai Collegi docenti, una moratoria dei voti in tutti gli ordini di scuola.  L'etica e la serietà professionale dei docenti non dipendono dall'età degli allievi!

I voti decimali, la cui credibilità pedagogica è ampiamente discutibile anche in condizioni normali, in queste condizioni eccezionalmente gravi, sono in bilico fra l'assurdità e l'ingiustizia. Ostinarsi in questa direzione sarebbe oltre tutto lesivo dello stesso impegno, della fatica, della buona volontà e del lavoro con cui la maggior parte di insegnanti e di allieve e allievi ha saputo fronteggiare questa emergenza.

Chiediamo pertanto al MIUR di essere coerente con i suoi stessi appelli alla valutazione formativa e di dichiarare la moratoria dei voti decimali in tutte le classi di passaggio di ogni ordine di scuola.

Se non succedesse, chiediamo ai dirigenti scolastici e ai collegi docenti, eventualmente collegandosi in reti territoriali, di compiere un atto di coerenza professionale deliberando il non uso dei voti, ma l’impiego di oneste valutazioni descrittive  finali di ciò che è realmente avvenuto.

Dove la maggioranza dei docenti si pronunciasse diversamente, chiediamo ai singoli docenti di compiere un atto di disobbedienza civile in nome dell'etica e della coerenza professionali, rifiutandosi di dare voti o chiedendo di farlo solo a fronte di un esplicito e individuale ordine di servizio.

Ci appelliamo alle organizzazioni sindacali, alle organizzazioni dei genitori, alle associazioni professionali dei dirigenti scolastici, alle associazioni disciplinari perché si facciano parte in causa di questa richiesta.

Dalle nostre case, 30 aprile 2020

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