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Indicazioni 2012. Riprendiamo il filo del discorso

Riprendiamo il filo del discorso...

di Giancarlo Cerini

 

Una scuola “amica”

In genere, si respira aria buona attorno alle Indicazioni per il primo ciclo, quelle pubblicate in Gazzetta Ufficiale nel febbraio 2013 e pienamente in vigore da quest'anno scolastico (DM 254/2012). In molte realtà si assiste ad un risveglio di interesse verso i temi pedagogici e didattici, si manifesta il desiderio di riprendere il filo del discorso della formazione in servizio e della ricerca educativa, c'è la voglia di confrontarsi in gruppo e di rifarsi delle buone domande sul senso della scuola di base oggi, in un “paesaggio educativo” che si è fatto sempre più complesso e accidentato.

Il testo delle Indicazioni/2012 presenta numerose suggestioni di una scuola “amica”: si ritrova nelle sue pagine il sapore rassicurante di un lessico pedagogico familiare. Termini come “ambiente di apprendimento”, “valore formativo delle discipline”, “valutazione formativa”, “campi di esperienza”, “didattica laboratoriale”, “gestione della classe”, “operatività”, fanno ormai parte del patrimonio genetico della scuola di base italiana, così come si è venuto costruendo nei mitici anni “ottanta”, quando anche il Cidi fece la sua parte, nella elaborazione dei programmi di un vero e proprio trittico bruneriano, costituito dai documenti innovativi delle medie (1979), delle elementari (1985) e della materna (1991).

 

Dalla scuola “ideale” alla scuola “reale”

Ritrovare le proprie radici pedagogiche dà senza dubbio una spinta ad affrontare le nuove sfide, assai impegnative: la multiculturalità delle nostre classi, i nuovi allievi “barbari digitali”, il ruolo apparentemente marginale dei vecchi alfabeti, le dinamiche sociali ed affettive di bambini e adolescenti che sembrano più fragili...

E questa  sfida va vinta in un contesto organizzativo più instabile: cambiamenti organizzativi non voluti, spesso dettati da ruvide riduzioni di risorse (cfr. scuola elementare), persistente marginalità della scuola dell'infanzia, crisi di identità della scuola media... Ci sono però nuovi punti di riferimento:

- il curricolo verticale (ma da realizzare in istituti comprensivi a volte improvvisati),

- la didattica per competenze (ma spesso un “mantra” recitato per onore di firma o per moda),

- la valutazione formativa (alle prese con le dinamiche nazional-popolari del voto in decimi),

- i “nuovi” ambienti di apprendimento (contraddetti da una povertà indicibile degli spazi e dei tempi delle nostre aule).

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