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DIALOGHI SULLA COSTITUZIONE E L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA

DIALOGHI SULLA COSTITUZIONE E L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA[1]

 

Intervista al prof. Giovanni Maria Flick a cura di Giancarlo Cerini, direttore di “Rivista dell’istruzione”

 

A Firenze, in occasione del convegno del Ministero dell’istruzione sull’educazione alla cittadinanza (27-28 settembre 2018), abbiamo posto alcune domande al Prof. G.M. Flick, già Presidente della Corte Costituzionale, giurista, fortemente impegnato nel dibattito politico, culturale e istituzionale del nostro Paese. 

D.: Vorrei iniziare con una questione di carattere generale. Oggi sembra che si sia molto incrinato il rapporto tra i cittadini e le istituzioni, facendo prevalere una sorta di maleducazione istituzionale. Quasi che il risentimento, l’invettiva permanente, moltiplicata dai social, facessero venir meno il  rispetto per le istituzioni, i principi di un’etica civile. E’ una deriva inarrestabile?

R.: Mi auguro di no, ma non parlerei soltanto di maleducazione istituzionale. Vedo piuttosto una frattura vera e propria tra una società che non ha più fiducia nelle istituzioni e una struttura politico-istituzionale che fa molto per approfondire questo distacco. Ci sono molte ragioni, la prima delle quali è probabilmente dovuta all’ignoranza della Costituzione e del suo valore, come elemento fondante della nostra convivenza.

D.: Quindi la Costituzione, che fu varata nel “lontano” 1948, può rappresentare un buon punto di equilibrio e di saggezza anche oggi, in una società così apparentemente liquida e in movimento. Qual è il suo pregio?

R.: Sopratutto in un momento come questo vedo nella Costituzione certamente un manuale di convivenza civile, ma non vorrei essere troppo pessimista nel definirla anche un manuale di sopravvivenza, nella misura in cui si propone una serie di indicazioni e di valori essenziali per continuare o rincominciare a vivere insieme.

D.: Quali  sono i valori forti della Costituzione, che la rendono attuale anche oggi, in uno scenario molto diverso da quello del Dopoguerra?.

R.: La Costituzione è nata in un momento difficile per il nostro Paese, forse più difficile di quello attuale. Basti pensare che l’Italia usciva da una guerra perduta, da una successiva guerra civile, da una situazione di distruzione e di vera e propria povertà e doveva ricominciare da capo a ricostruire non solo fisicamente le strade, le ferrovie, le case, ma anche i valori che vent’anni di fascismo ci avevano fatto dimenticare. E’ stato in grado di farlo grazie ad un patto di convivenza e un accordo che ha visto insieme i due grandi movimenti (poi partiti) ideologici, la democrazia cristiana e il social comunismo, e i piccoli partiti che erano il sale della terra, come gli azionisti, i liberali e i repubblicani, che insieme hanno trovato il modo di dare il loro contributo per realizzare quell’accordo e quel patto di convivenza.

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[1] L’intervista sarà pubblicata sul n. 6, novembre-dicembre 2018, di “Rivista dell’istruzione”, bimestrale diretto da Giancarlo Cerini, in un numero monografico dedicato ai temi dell’educazione alla cittadinanza e della Costituzione.