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Bentornati

di Giuseppe Bagni

Bentornati a scuola a tutti gli insegnanti. Sarà un anno difficile e altrettanto importante per ciascuno e per tutti. Un grande benvenuto va ai nuovi docenti che finalmente vedono coronato il loro obiettivo, e a quelli che a scuola c'erano da anni e oggi vedono coronato il loro diritto, che c'è voluta l'Europa per far riconoscere.

Bentornati agli insegnanti che reggono le scuole col loro impegno, una categoria dall’età indefinita con scarpe da ginnastica, che riconosci al bar perché chiede il chinotto invece della coca.

Non c'è FIS, MOF, POF o adesso PTOF che possa riconoscerne interamente il lavoro. Sono tanti per fortuna, poco interessati alla scuola cartacea ma innamorati di quella viva, fatta di confronto e anche di scontro, ma sempre vera, importante, spesso decisiva.

Bentornati agli insegnanti che lavorano splendidamente nelle classi, che sopportano in silenzio i collegi dei docenti pensando con sollievo alla mattina dopo quando chiuderanno la porta dell'aula dietro di sé, sicuri della qualità del proprio lavoro. Saranno una risorsa importante per fare della nostra scuola una scuola buona davvero, basta solo capiscano che non si può essere bravi da soli, nonostante la cornice che viene costruita. Anche se tu non ti occupi della riforma e della cultura a cui si ispira, è questa che si occupa di te. Attraversa le porte chiuse delle nostre aule, connota le relazioni con i colleghi, con il preside, pure con i genitori e alla fine anche con gli alunni.

Non ci si può ripiegare. Bisogna lavorare bene nel piccolo pensando in grande. Amare la scuola, e non solo la propria, significa sentirsi responsabili di tutti gli alunni, non solo di quelli che chiamiamo per nome. Soprattutto bisogna sentirsi responsabili degli alunni il cui nome è scomparso in qualunque appello.

Bentornati anche ai prof che insegnano pensando che valgano ancora le stesse regole che sono state buone per noi, che fanno lezione in un silenzio imposto scambiando per attenzione la sonnolenza e il disinteresse.

Anche se difficilmente saranno portatori di innovazione sicuramente potranno esservi portati se  la scuola saprà connotarsi come una vera comunità di pratiche professionali. Ma allora bisognerà aver cura del suo essere comunità, delle pratiche, vale a dire della didattica, e di una professionalità che sappia dialogare al suo interno. E nella nuova cornice della riforma sarà impresa dura.

Bentornati agli insegnanti che si affiancano ai loro alunni per vedere il mondo dallo stesso punto di vista. E anche a quelli che invece li fronteggiano pensando di stimolarli, senza accorgersi che in questo modo impediscono loro di far correre lo sguardo. Una scuola buona davvero li convincerà che farsi appena di lato non è perdere di centralità, ma permettere ad ogni alunna e alunno di scoprire se stesso grazie alla scoperta guidata del mondo.

Bentornati a quelli tra noi che fanno gli orari, anime sante che si arrovellano per organizzare al meglio le lezioni, che chiudono i buchi e regolano gli scambi delle classi nelle aule e nei laboratori. A loro tocca cambiare l'orario del sabato nelle classi dove sono capitati studenti di religione avventista, oppure modificarlo nel mese del ramadan in quelle dove ci sono studenti musulmani, per non far perdere loro troppe lezioni.

E bentornati ai coordinatori di quelle classi che devono far accettare questi cambiamenti agli altri studenti: che sappiano che attraverso questa fatica passa gran parte del valore della scuola pubblica, che è ben altro di una scuola aperta al pubblico.

Bentornati ai presidi, ai tanti che non hanno mai lasciato la scuola nemmeno in estate per gestire al meglio questo difficile anno scolastico. In particolare a quelli coscienti di avere la responsabilità di porre ai loro collegi le giuste domande, cercando insieme le risposte.

A quelli che invece si arrogheranno il potere di scegliere le risposte  da soli (o con la squadra) auguro che il peggioramento della loro scuola faccia aprire gli occhi. Una scuola buona davvero può essere solo il frutto di un progetto condiviso.

Alla fine buon anno ai nostri studenti. Sono loro, bravi e non bravi che siano, la ragione per cui esiste la scuola.

Bentornati a quelli che studiano con facilità. Trovate il coraggio per essere tra i bravi: ce ne vuole per mettersi in vista senza nascondersi tra il cinque e il sei, ma la media della classe si alza se c'è chi accetta di stare al di sopra. E' una responsabilità alla vostra portata e sono queste che fanno crescere.

Bentornati anche a quelli di voi che invece la scuola la soffrono. A voi che prendete posto nei banchi ben sigillati nei vostri sacchetti di plastica cercando di rendervi impermeabili a tutto e a tutti. A voi auguro di trovare insegnanti che sappiano fare a brandelli i sacchetti in cui vi siete chiusi e vi offrano il tempo e il modo di scoprire le vostre potenzialità. Se succede, una boccata di scuola (ma di quella buona davvero) presa a pieni polmoni, vi potrà cambiare la vita.

Roma 16 settembre 2015

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