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ALBERTO ALBERTI: PRIMA DI TUTTO, UN MAESTRO

ALBERTO ALBERTI: PRIMA DI TUTTO, UN MAESTRO
di Simonetta Fasoli

Non è facile ricordare Alberto Alberti, appena scomparso, tenendo ferma la consegna di non cadere nell’insidia della retorica, che certamente lui avrebbe volentieri suggerito come suo primo lascito. Mi aiuta, in questa intenzione, il ricordo vivo di una sua speciale propensione all’ironia, che non sfuggiva frequentandolo appena più da vicino. Raramente ho visto coniugare in modo altrettanto riuscito e armonico leggerezza, umorismo sottile e rigore, curiosità della vita e attenzione rispettosa delle altrui esperienze.

In un punto, però, voglio rischiare la postura della memoria celebrativa: nel ricordare che Alberto Alberti è stato prima di tutto un Maestro. Maestro per un’autentica vocazione pedagogica, che lo ha reso appassionato delle infanzie e di ogni infanzia; maestro per il fatto di assumere su di sé, con i bambini e le bambine di tutte le età, la responsabilità di insegnare, di non sottrarsi all’asimmetria della relazione nel rispondere ad un’aspettativa di conoscenza e ad una richiesta di consapevolezza.

Alberto era capace di guardare all’educazione come processo e alla scuola come istituzione, con lo sguardo che sa tenere insieme, per sapienza ed esperienza lungamente elaborata, dimensioni troppo spesso dicotomiche. E’ quello che gli ha permesso di attraversare in prima persona stagioni politico-culturali di straordinaria intensità senza tenere la pedagogia in una ridotta di buoni sentimenti e la politica nei confini angusti dell’amministrazione dell’esistente. Nella sua visione, pedagogia e politica non si identificano né si fronteggiano nei rispettivi riduzionismi: piuttosto si impegnano in un gioco di rimandi che le arricchisce vicendevolmente. Intere generazioni di insegnanti, intere biografie istituzionali di scuole gli sono debitrici di questa concezione che mi sembra, in una prima e per forza provvisoria sintesi, la cifra dell’intenzionalità formativa che lo rende unico e perciò rende più struggente la sua scomparsa.

È questo che ci resta, ed è questo che soprattutto ci mancherà di lui. Perché è vero che in questo tempo di passioni tristi abbondano gli imbonitori, ma scarseggiano drammaticamente i Maestri.

Ciao, Alberto! Che dire? Cercheremo di essere all’altezza dell’eredità che ci consegni. Con quel senso del limite e quella voglia insopprimibile di mettersi in gioco che è stato, dopo tutto, il tuo vero colpo da maestro.

1 marzo 2023

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