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ADDIO A LUCIANA PECCHIOLI FONDATRICE DEL CIDI

Per ricordare Luciana Pecchioli
sabato 2 marzo alle ore 17:00
roma - piazza Sonnino 13

Il 23 gennaio è venuta a mancare Luciana Pecchioli, partigiana, comunista, insegnante, fondatrice del CIdi. 
In un momento in cui la scuola italiana diventava di massa ebbe l’intuito e la capacità politica di inventarsi il Cidi, “questo strano animale”, come amavano definirlo lei e Bice Chiaromonte, e cioè un’associazione professionale al servizio della scuola, fuori dalle logiche sindacali e di partito, ma che fosse, appunto, centro di iniziativa democratica. E fu un’intuizione capace di intercettare la sensibilità di migliaia di insegnanti e di far giungere il punto di vista della scuola, di volta in volta, a ministri e ministero, al mondo della cultura e dell’università, al mondo della politica. 
Non ci saranno funerali. Per ricordare insieme Luciana organizzeremo una giornata di commemorazione al Cidi di cui sarà data tempestiva informazione.

Pubblichiamo qui di seguito alcuni degli interventi ricevuti in questi giorni

Mario Ambel   su Insegnareonline

M. Gloria Calì  su Insegnareonline

Alba Sasso su Insegnareonline

Elisabetta Degl’Innocenti
Da quando, mercoledì scorso, Alba mi ha telefonato per dirmi: “Luciana ci ha lasciati”, ho la mente e il cuore in subbuglio: pensieri, ricordi, sentimenti si aggrovigliano ed è come se Luciana mi chiedesse, in questo punto estremo, di pensare a lei per riflettere e riconsiderare il passato e il presente, miei e di tanti come me.
A Luciana sono grata, sono profondamente grata; Alba ha usato per lei la parola “maestra”. Sì, anche per me Luciana è stata una maestra, come lo è stata – credo – per tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerla e di lavorare con lei. Ha segnato la mia, la nostra vita.
Se ripenso a quando l’ho conosciuta – nel 1976, agli esordi del Cidi di Genova, che fu uno dei primi Cidi nazionali  – me la rivedo nelle stanze dell’appartamento di Piazza Sonnino, con la sua tranquilla operosità, insieme alle altre figure che popolano questi ricordi: Bice, naturalmente, Franco, Ermanno e poi noi, degli altri Cidi territoriali (quando venivamo convocati a Roma e ci riunivamo in quella stanza in fondo con il lungo tavolo), quelli che per molti anni sono stati gli amici più cari: Alba, Adriana, Gianna, Fabio, Alfredo, Emanuela, Walter, Ainino, Emma, Sofia, Domenico, Daniela, Ivana … e tanti altri che negli anni si sono susseguiti, alcuni dei quali, tristemente, non ci sono più. 
Me la ricordo sempre sobriamente, elegantemente vestita – gonna, camicetta, cardigan – con i suoi spessi occhiali, la cenere della sigaretta perennemente in bilico …
Intorno a lei aleggiava – o così a me sembrava, e comunque così per me era – un alone mitico: era stata partigiana, anzi si sapeva (ma lei non ne parlava mai) che ne aveva avuto un riconoscimento militare, era la moglie di uno dei più importanti dirigenti del Partito Comunista, attivo nella Resistenza, conosceva personalmente e trattava familiarmente figure carismatiche, ormai storiche, della sinistra italiana. Ricordo, quando Alba e io la accompagnammo a consegnare le firme raccolte a favore della riforma della scuola elementare e varcammo con lei la soglia della Camera dei Deputati, la familiarità, non priva di rispetto istituzionale, ma tuttavia familiarità, con cui si intrattenne con Nilde Iotti che ci aveva ricevute nel suo studio. Si intuiva, da come affrontava ogni questione, grande o piccola, il vasto mondo di esperienze da cui proveniva, il vasto panorama in cui le collocava; ogni conversazione, anche la più leggera, era con lei una lezione politica. In effetti credo che, tutti quanti abbiamo avuto il privilegio di conoscere Luciana, siamo stati formati politicamente da lei.
Luciana è stata una grande mente politica: proveniva da quel mondo a cui apparteneva, da quella storia, era ancorata a quelle radici e a quegli ideali, ma la sua visione era innovativa, lungimirante, era aperta ad altri apporti e non chiusa in se stessa, era inclusiva e non settaria.
Molto innovativo era il ragionamento politico che stava alla base dell’associazione da lei fondata con Bice e della scelta di denominarla “Centro di iniziativa democratica degli insegnanti”: non “degli insegnanti democratici”, come ci si poteva aspettare in quegli anni (in analogia con altre associazioni di categoria o di settore) e come alcuni, superficialmente, tendevano a chiamarci. Non ci arrogavamo, noi, il diritto di denominarci “democratici” segnando una linea di demarcazione, una distinzione, rispetto ad altri insegnanti; anzi agli altri insegnanti ci rivolgevamo perché partecipassero con noi ad attuare quell’iniziativa democratica nelle scuole e nella società. Le discussioni fatte al riguardo mi avevano illuminata: capivo allora che cosa mi spingeva a lavorare in un certo modo nelle classi con i miei studenti, che cosa mi faceva collaborare con colleghi magari non politicamente identificati ma impegnati professionalmente, quali erano le finalità e quali potevano essere le modalità di un insegnamento ispirato ai principi fondamentali della Costituzione.
Questo ancoraggio alla Costituzione come garanzia per tutti, con fermi valori, sì, ma senza ideologie, senza steccati, e soprattutto con spirito di curiosità e di apertura verso gli altri, ci distingueva dai sindacati e dalle altre associazioni professionali di insegnanti, cattoliche e laiche, e non mancava di creare attriti e qualche più o meno esplicito sospetto di ingerenze di campo o di “connivenza con il nemico”. 
L’altra grande idea di Luciana – non è enfasi retorica la mia: è ancora, anzi a maggior ragione attuale – è stata quella di un orgoglio professionale fondato su una preparazione culturale di alto livello, applicata a metodologie didattiche che non fossero mere tecniche, ma consentissero la necessaria mediazione di contenuti approfonditi e aggiornati. Con l’obiettivo primario, anzi potremmo dire esclusivo, della crescita culturale, e perciò democratica, delle giovani generazioni. In questo progetto noi insegnanti non eravamo soli, anzi – sempre su impulso di Luciana, e di altri, Bice in testa –si sono trovati generosamente coinvolti nel Cidi i più grandi intellettuali italiani del tempo, partecipi dell’elaborazione culturale e didattica delle varie discipline e protagonisti del nostro aggiornamento professionale. Anche a questo riguardo mi soccorrono tanti bei ricordi di personaggi del livello di Tullio De Mauro o di Emma Castelnuovo (solo per nominarne due tra i tantissimi), che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente e che nei nostri confronti si comportavano più da compagni di strada che da “venerati maestri”.
Tutto ciò era cultura, era didattica, ma era soprattutto politica: tutto il nostro agire – i convegni, i seminari, i corsi di aggiornamento, gli incontri nelle scuole, le prese di posizione ecc. – era collocato, sempre grazie all’impostazione originaria del Cidi, in una dimensione politica, nutrita di alti valori ideali e al tempo stesso di un sano pragmatismo: una impostazione di tipo riformistico nella quale mi sono sempre riconosciuta e che, da quell’esperienza, ho imparato ad applicare a tutti i campi della politica e del vivere sociale.
Quell’impostazione ci faceva elaborare idee e progetti di valenza politica in piena autonomia, anche dai partiti e soprattutto da quel Partito Comunista a cui Luciana apparteneva e in cui molti di noi (e anch’io) a quel tempo militavamo: una piena e sostanziale autonomia, alla quale però si accompagnavano rispetto reciproco e la consapevolezza di una comune responsabilità nel cammino delle riforme, e che mai si sarebbe tradotta in corrosivi distinguo o in esplicita ostilità.
Era quella stessa impostazione che ci faceva al contempo rispettare le istituzioni e i loro rappresentanti, a partire dal Ministro della Pubblica Istruzione, anche nei momenti di più acceso confronto (ricordo il riguardo mostrato verso la ministra Falcucci la quale, per altro, ci ricambiava intervenendo ai nostri convegni), e che ha consentito la partecipazione attiva di insegnanti, provenienti dalle fila del Cidi, alle commissioni ministeriali e ad altri gruppi di lavoro istituzionali: a cominciare dalla commissione per i nuovi programmi di scuola media del 1979, per proseguire con la commissione Brocca degli anni Ottanta, e poi con altre ancora.
Luciana era una maestra anche in questo: ci gettava nella mischia, ci chiedeva (ma era una richiesta che ammetteva poche repliche) di intervenire in consessi pubblici, di fronte a politici e accademici, di andare a parlare con amministratori e dirigenti d’azienda, di intervenire in trasmissioni televisive: dava fiducia ai giovani e inesperti insegnanti che eravamo e così ci ha fatto crescere da tanti punti di vista.
È così che si è formata quella prima generazione di insegnanti dirigenti dei Cidi – verrebbe da dire “all’avanguardia” oppure “d’élite”, se non fossero parole che non si addicono allo spirito di “iniziativa democratica” dell’associazione – che in parte hanno continuato a operare nel Cidi e nella scuola e in parte hanno preso strade professionali diverse.
Luciana a un certo punto è andata in pensione, lasciando il campo ai presidenti del Cidi che le sono succeduti, si è ritirata quasi in sordina, a evitare qualsiasi condizionamento potesse derivare dal prestigio di cui godeva: anche in questo è stata una grande donna e una grande maestra.
Sono passati molti anni, profonde trasformazioni sono intervenute nella scuola, nella società, nella politica, in Italia e nel mondo. Io credo però che l’ispirazione del Cidi fondato da Luciana Pecchioli sia ancora valida, persino più valida oggi che in passato: il rifiuto del settarismo e dell’autoreferenzialità, l’apertura verso l’innovazione culturale e politica, l’autonomia da partiti e movimenti politici, ma, al contempo, il senso di appartenenza a un comune percorso democratico, tutto ciò fa parte di una lezione politica che il Cidi di oggi ha il dovere di continuare a trasmettere.

Sofia Toselli
Ciao Luciana, nostra amata “zarina”, con te se ne va un pezzo importante della nostra vita, della storia politica e culturale  dagli  anni 70 al 2000. Non è facile scrivere di te, specie per me, troppo coinvolta sul piano emotivo. Eppure una cosa che tante e tanti hanno scritto e detto in questi giorni te  la devo dire anch’io: non è facile incontrare persone della tua raffinata, lucida, penetrante intelligenza.  Della tua straordinaria umanità. Ci hai insegnato che fare politica attiva sta anche e soprattutto nel sapersi impegnare per la scuola pubblica, la scuola di tutti, realizzando una scuola di massa e di qualità. Perché è proprio a partire dal diritto all’istruzione  che prendono forma tutti gli altri diritti. Ci hai fatto capire che cosa insegnare e come insegnarlo, insinuando dubbi, ponendo domande, costruendo consenso, combattendo mode e  scorciatoie. Il tuo e nostro faro, sempre, l’art. 3 della Costituzione. E sempre con elegante  ironia. Hai conquistato con il tuo pensiero e la tua autorevolezza la stima dei politici anche di partiti avversi; la fiducia dei vari Direttori Generali, che a quei tempi contavano molto; il rispetto dei sindacati, dei  presidenti delle altre associazioni professionali.  Hai conquistato l’amore di tutti noi.  Grazie Luciana per tutto quello che ci hai consegnato,   grazie per l’amicizia, grazie  per tutto quello che ci hai lasciato.

Carla Nespolo
Da parlamentare ho condiviso con lei tanti anni di impegno per riformare la scuola, per l’elevazione dell’obbligo scolastico, per arricchire di esperienza e cultura il lavoro prezioso degli insegnanti. I nostri confronti sinceri e fermi sono fra i ricordi più belli della mia attività istituzionale.

Gianni Ferrarese
Quando nel 1972 Luciana Pecchioli, Bice Chiaromonte, Tullio De Mauro e altri diedero vita al Cidi di Roma sicuramente non pensavano che la loro creatura avrebbe avuto una vita tanto lunga, e forse non s’aspettavano che quell’esperienza si sarebbe allargata, in brevissimo tempo, a tantissime città italiane: Bari, Napoli, Genova, Palermo, Torino, Milano, Firenze, Catania... in pochi anni i Cidi diventarono più di 100, e i convegni nazionali videro la partecipazione di migliaia di insegnanti. Altri tempi.
Ma perché è nato il Cidi, e perché raccolse tanto consenso tra i docenti?
Perché si sentiva il bisogno di una associazione libera e autogestita, al di fuori da logiche partitiche e sindacali, che avesse la scuola e i docenti al centro, e che si ispirasse all’idea di scuola espressa dalla Costituzione italiana. Ma soprattutto una associazione di docenti per i docenti, in cui si potesse discutere di che cosa fare in classe il giorno dopo, di come ottenere che tutti gli alunni progredissero nel loro percorso di apprendimento. Una associazione in cui tutti si sentissero a proprio agio, su un piano di assoluta parità tra docenti di scuole di ogni ordine e grado e professori universitari, che fin dal primo momento sono stati presenti nella vita del Cidi, anch’essi al servizio di una idea di scuola in cui tutti abbiamo creduto.

Massimo Barbagli
Il CIDI, appunto uno strano animale, al servizio di una  Scuola, a mio avviso,  strumento di emancipazione e uguaglianza. Non a caso i governi che si sono alternati da più di venti anni, compreso l'ultimo, si sono anche impegnati nella sua destrutturazione al fine di limitare e quasi annientare la sua funzione.

Mariella Mozzetti
Cara Luciana! L'ho conosciuta come presidente del Cidi negli anni 80. Pur provenendo dalla scuola secondaria  ha fortemente sostenuto il gruppo nazionale infanzia  nelle importanti iniziative culturali  che l'associazione ha promosso in quegli anni per emancipare la "materna" a vera  scuola dei bambini dai tre ai 6 anni. La ricordo con  affetto x avermi accompagnata e sostenuta nei primi interventi ai Convegni e per l'orgoglio con cui raccontava del nipotino quando la chiamava "nonna sabbia" per i giochi di manipolazione che faceva con lui.

Sandra Rizzi
Grazie Luciana, grazie a nome di tutte noi che conoscemmo la scuola materna, gli ex giardini d infanzia e partecipammo all' iter della legge per l'istituzione della scuola materna statale

Rosa Maria Clemente
Una perdita immensa per tutte/i noi che abbiamo sognato e lottato perché l'art. 3 della nostra Costituzione divenisse prassi quotidiana, dal Sud al Nord! Per me, un' amica e una guida, accogliente e realmente vicina, capace di gioire dei talenti di ognuna/o e di sostenerli concretamente. Grazie a lei, anche a Caserta rifondammo il CIDI, promuovendo la formazione di docenti e dirigenti al servizio, consapevole ed esperto, dei giovani, delle loro famiglie e del nostro Paese. Grazie, Luciana, e riposa in pace!

Guido Margheri
Grazie Luciana Pecchioli, donna straordinaria, rigorosa maestra in tante cose, capace di appassionare anche noi studenti della FGCI ai problemi di una vera e seria riforma della scuola e dei contenuti didattici.

Rita Bortone
Gli incontri del Cidi nazionale erano per me momenti di confronto, di verifica e misurazione di me, di crescita. Luciana mi dava soggezione, perché avvertivo forte la sua lucidità intellettuale e critica. Quando il mio pensiero incontrava la sua condivisione me ne sentivo gratificata, appagata. Nonostante il valore indiscusso di altre presidenze, nella mia mente il Cidi resta identificato con Luciana Pecchioli
 

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