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ADDIO, LUCA SERIANNI

LA LINGUA SERVE PER STARE AL MONDO

di Agata Gueli

Con uno strappo violento. Così il Prof. Luca Serianni si è spento il 21 luglio 2022, dopo essere stato travolto il 18 luglio da un’auto, ad Ostia, dove risiedeva.

L’incredulità ha dovuto cedere presto il posto alla realtà, amarissima, e al senso di vuoto che mi prende, che ci prende, ogni volta che un uomo di alto pensiero scompare.  È successo nel 2017 con Tullio De Mauro e si è ripetuto anche adesso.

Accademico della Crusca e dei Lincei, è stato Professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, sino al 2017. Della sua vasta produzione di saggi, di studi anche di particolare specificità, come quello sul lessico della medicina, ricordiamo la sua Grammatica Italiana, pubblicata dalla UTET nel 1988 e ripubblicata più volte anche nella fortunata serie delle Garzantine. Scrive Luca Serianni nella Presentazione: “L’idea che aveva ispirato la compilazione di questa Grammatica italiana (uscita per la prima volta presso la UTET), era stata quella di conciliare il necessario rigore scientifico con un’esposizione il più possibile chiara e piana, accessibile al lettore italiano che avesse compiuto, o stesse compiendo, studi medi superiori …”[1].

Queste parole rendono bene il significato etico che Luca Serianni affidava al suo lavoro scientifico di linguista profondo e raffinato: mettersi al servizio di chi la lingua la usa e deve essere sostenuto, accompagnato, per usarla bene, fugando ogni suo dubbio, risolvendo ogni sua incertezza senza, a sua volta, generare problemi di comprensione sul funzionamento di una struttura frasale, sulla costruzione di un plurale, sulla grammaticalità o a-grammaticalità di una parola, di un costrutto. E questo dominando sempre la dimensione sincronica e diacronica della lingua, la sua varietà, i suoi usi da parte di autori di ogni tempo. Una vastità, una complessità, che sembra miracolosamente sciogliersi quando si consulta la sua Grammatica, opera imponente, che costituisce uno dei lasciti più grandi d Luca Serianni, per il quale sento di potere usare un termine ormai quasi desueto: dotto. Incontrarlo, parlargli, infatti, faceva percepire nettamente questa grandezza, che poteva anche quasi intimorire, se subito dopo non ci si poneva in ascolto reciproco, e magari, come mi è capitato, si passava a discutere, ad esempio, sulla capacità di scrittura degli studenti della secondaria di secondo grado. Ed emergeva la sua attenzione, la sua preoccupazione, come quando, supportando l’INVALSI in un Progetto di ricorrezione esperta delle prime prove degli Esami di Stato del 2010, in un suo contributo al Rapporto che ne risultò nel Marzo 2012, indicava ai docenti che il successo o meno nella capacità di scrittura risiedeva nella scarsa capacità organizzativa delle idee da parte di chi scriveva, oltre che in una padronanza lessicale povera e per lo più legata all’oralità. Questo, significava dare ai docenti indicazioni di lavoro, stare al loro fianco, entrare con loro in classe, allorché, peraltro, Luca Serianni forniva esempi concreti di attività sui testi e sulla loro analisi e riscrittura.

Luca Serianni era uomo delle Istituzioni, perché, come ebbe a dire durante la sua lectio di congedo dal servizio nel 2017 “Ragazzi, per me voi siete lo Stato”. Una dichiarazione importante, di chi ha vissuto il suo mandato professionale convinto che quei ragazzi erano – e sono - costruttori della società civile e che a loro la lingua serve moltissimo, serve a loro per stare al mondo, per comprenderlo e per trasformarlo. Senza lingua non c’è pensiero, e questo Luca Serianni ce lo ha ricordato costantemente.

22 luglio 2022

 

[1] In Serianni L. (1997), Italiano. Grammatica. Sintassi. Dubbi, ed. Garzanti, Milano