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SCUOLA: ERA POSSIBILE FARE PEGGIO?

Scuola: era possibile far peggio?

di Giuseppe Bagni

 

Si poteva sperare che a fronte dei tanti nuovi problemi con cui le scuole sono state chiamate a fare i conti in questo inizio d'anno segnato dall'avvento degli albi territoriali, delle candidature dei docenti e delle chiamate dirette, le scuole potessero vedere risolto (o almeno avviato a soluzione) quello del precariato.
Si poteva sperare fosse l'anno buono per dare stabilità ai docenti e alle scuole, ma non sarà così. Non avevamo fatto i conti con l'incapacità dell'amministrazione centrale di organizzare un concorso minimamente serio - perché solo la serietà delle prove poteva giustificare la richiesta di ulteriori verifiche della preparazione di docenti pluriselezionati e abilitati a proprie (ingenti) spese, che hanno tutti i titoli per insegnare e lo fanno già da anni - che producesse una graduatoria di merito a cui attingere per coprire i posti mancanti.
Invece abbiamo letto programmi concorsuali onnicomprensivi caratterizzati dal nozionismo di sempre; abbiamo sentito di prove svolte in condizioni logistiche e tempistiche del tutto inadeguate; sentito le denunce di molti candidati che hanno svolto l'orale prima di conoscere le griglie di valutazione; assistito alle dimissioni di intere commissioni per l'impossibilità di svolgere dignitosamente la propria attività nelle condizioni imposte; alla caccia ai commissari, spesso reclutati all'ultimo momento (in Liguria una candidata bocciata allo scritto si è sentita richiedere di essere commissaria per gli orali...).
Il risultato è che invece di una selezione si è avuta una decimazione con oltre metà dei candidati che non hanno superato lo scritto: si stima che il concorso sarà vinto da poco più di 40mila dei 175mila candidati abilitati, da cui consegue che più di 21mila posti resteranno vacanti nel prossimo triennio. Inoltre per i ritardi nelle procedure delle commissioni il ruolo per molti dei vincitori slitterà di un anno da cui la necessità di attingere maggiormente alle Graduatorie ad esaurimento, e là dove sono già esaurite, ai supplenti.
Il risultato finale di tutta questa situazione sarà la creazione di un'altra bella schiera di precari.
Ci sono almeno tre punti che meritano di essere sottolineati.
Il primo rimanda ad una prassi desueta nel nostro paese che è la valutazione degli strumenti di valutazione. Si leggono sui giornali giudizi sui quesiti dello scritto che lasciano allibiti. Si va da "assurdi" a "incoraggianti il dilettantismo", con "l'infarinatura" che diventa più redditizia della conoscenza. Mediamente c’erano 18 minuti di tempo per la risposta online: una follia. Se noi insegnanti valutassimo i nostri alunni con questi metodi si farebbe prima a contare i sopravvissuti che i dispersi.
Qui non è in discussione l’uso del concorso pubblico, e probabilmente il giudizio deve essere diversificato per le diverse classi di concorso e settori dell'istruzione, ma è indispensabile rivederne completamente la forma e i contenuti. a maggior ragione quando i candidati hanno tutti alle spalle percorsi lunghi e tortuosi di abilitazioni e anni di insegnamento.

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