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QUEL GIORNO, IL 25 APRILE: MEMORIE AL FEMMINILE IN UN DIFFICILE “DOMANI”

di Lina Grossi

Ha un senso, e quale senso, celebrare ancora il 25 aprile, anniversario della liberazione?
Da cinquanta’anni il 25 aprile è festa, la festa della liberazione: è vacanza nelle scuole; si fanno cerimonie e discorsi ufficiali; gli italiani vanno a spasso o in gita fuori città; la primavera contribuisce a dare alla ricorrenza un sapore di evasione e di svago.
Ma quello che la data evoca è un evento grande e terribile […] qualcosa di decisivo per la storia del paese: punto di arrivo di una vicenda drammatica, punto di partenza della ricostruzione della democrazia italiana.

Così si apriva il saggio di Pietro Scoppola 25 Aprile. Liberazione, pubblicato nel 1995 proprio in quella collana “Einaudi Contemporanea” che, diretta da Gustavo Zagrebelsky, era dedicata alla costruzione di un “lessico civile”. Oggi, a settanta anni da quel 25 aprile 1945, la domanda sul senso da attribuire a questa data sembra essere ancora aperta. Proprio per questo, accanto alla riflessione puntuale sul processo di liberazione democratica e sulla sua effettiva compiutezza nelle coscienze dei singoli cittadini e nella vita sociale - argomento questo oggetto di una vastissima storiografia -, su insegnare si vuole  ricordare (ri)proponendo la lettura di alcune memorie al femminile. 
Ci sono pagine di letteratura che rimangono documenti preziosi per far conoscere ai giovani e ai ragazzi delle scuole l’esperienza storica e umana della Liberazione e, quello che più conta, per far capire il dramma e gli  orrori che la guerra produce, nella fase bellica e nel difficile “domani”. 

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