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RIPARTIRE DAI FONDAMENTI

Didattica come ricerca, come laboratorio di democrazia

 

Scuola del progetto, non del progettificio

dei contenuti e dei metodi, non degli strumenti

delle esperienze riflessive, non delle formule usa e getta

della gestione orizzontale, non verticale

della cooperazione, non della competizione

della pluralità, non dell’omologazione

 

Occorre ripensare la scuola

come esperienza formativa: che riconosca, valorizzi e sviluppi i soggetti - studenti, docenti, operatori, genitori - nelle loro concrete esistenze, nella interazione effettiva dei corpi, nella diversità funzionale dei ruoli;

come luogo di studio, a potenziamento delle competenze disciplinari necessarie per qualificare ogni insegnamento/apprendimento;

come problema di metodo, nel tentativo di raggiungere ciascuno studente per la sua differenza, che è una verità semplice della Costituzione, ben prima di qualsivoglia etichetta;

come comunità effettiva, giusta sfida alla complessità del nostro tempo: ogni momento di un percorso didattico, a partire dal progetto fondativo, nascerà nel cuore di un incrocio plurale di voci e di esperienze, collegio vivente nella quotidianità esperita, ben oltre gli attuali rituali. Dunque un protagonismo della base: i gruppi in alternativa allo staff;

come formazione professionale permanente, non orpello ma struttura portante della didattica, che mentre si fa apprende il suo farsi e il suo da farsi, cioè agisce e ricerca, ricerca e agisce. Ma solo grazie al confronto: fra gruppi di pari o anche con esperti riconosciuti tali sulla base di criteri chiari e distinti, comunque interlocutori e compagni di un intero percorso.

Occorre dunque un serio impegno della politica: suo il compito di decidere nuovi assetti organizzativi, un progetto di modifiche strutturali.                                                                       

Occorre di certo una riforma degli spazi e dei tempi, funzionali non solo alla proposta didattica ma anche al lavoro di preparazione/ricerca che la supporta, senza ridurre il monte ore annuale al quale ha diritto ogni studente e garantendo a bambini, bambine, ragazzi e ragazze la possibilità di vivere una scuola in presenza ricca di sollecitazioni e di esperienze.

soprattutto una riforma che restituisca sostanza didattica alla collegialità, articolandola in gruppi permanenti di ricerca/azione e in formazione/autoformazione continua, una possibilità che il dibattito sull’autonomia aveva fatto sperare e che purtroppo non ha trovato attuazione.

Certo sarà necessario investire denaro, ma solo queste scelte consentiranno alla scuola di uscire dallo stato di minorità in cui essa si trova.                                                          

Infine la strapperanno alla deriva che stiamo vivendo: oggi che la sostanza democratica del suo compito istituzionale viene progressivamente sostituita dall’apparato, burocratico o, per giunta, tecnocratico che sia.

Roma 7 luglio 2020

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