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Mille dati per venti Regioni, più di una ragione per cambiare

Mille dati per venti Regioni, più di una ragione per cambiare

La scuola italiana balza spesso agli onori della cronaca in occasione della pubblicazione di indagini internazionali che mettono a confronto i risultati del nostro sistema scolastico con quello dei paesi dell’area OCSE. Purtroppo gli esiti di questo confronto sono per la scuola italiana negativi e le classifiche in questi casi sono spietate. Anche le ultime recenti indagini internazionali hanno messo in luce il gap educativo tra l’Italia e gli altri paesi europei e non solo.

Eppure le stesse evidenziano come questa “malattia” della nostra scuola sia in realtà un dato medio tra scuole che hanno gli stessi livelli di performance internazionali e scuole che hanno livelli irrimediabilmente al di sotto la media, tra aree geografiche dove le scuole reggono il confronto con i risultati di altri paesi al vertice delle classifiche e aree geografiche che non lo reggono.

È per indagare le ragioni di queste differenze che le Associazioni professionali AIMC, CIDI, Legambiente Scuola e Formazione e Proteo Fare Sapere hanno condotto la ricerca che presentiamo sulla situazione del sistema scolastico italiano, una ricerca che prende in considerazione tutti i dati disponibili per offrire una visione d’insieme la più completa possibile della scuola italiana.

Chi ha promosso e lavorato a questa ricerca che raccoglie dati di fonte secondaria è infatti convinto che le cause dello scarso rendimento della nostra scuola abbiano radici, anche storiche, profonde che vanno colte nella loro complessità e interdipendenza, e non siano riconducibili a semplificazioni come spesso fanno i detrattori della scuola italiana. Certamente un insegnante capace e motivato fa la differenza, ma come influiscono sul rendimento scolastico le condizioni culturali, sociali ed economiche?

«Dobbiamo riconoscere innanzitutto che le nostre grandi operazioni destinate a ridurre la disuguaglianza sono fallite in parte. E non possiamo invertire la tendenza mediante alcune operazioni puntuali di discriminazione positiva. Per ragioni tanto culturali quanto economiche, la scuola rappresenta una barriera per i bambini provenienti da una cultura estranea e da un ambiente poco privilegiato, mentre le famiglie regolari aiutano i loro figli ad orientare il loro futuro e possono offrire  loro nello stesso tempo  forme individualizzate di insegnamento comune, pubblico o privato» (Alain Touraine, 2005).

E ancora, come condizionano l’organizzazione didattica ambienti scolastici inadeguati, il numero di alunni per classe, la discontinuità didattica per l’alta presenza di precari, l’assenza di adeguate dotazioni tecnologiche?

La necessità di confrontare dati omogenei ci ha indotti a prendere come riferimento l’anno scolastico 2008/2009; per tutte le variabili che volevamo confrontare mancavano, quando abbiamo iniziato la ricerca un anno fa, dati più recenti. Ma la ragione della scelta dell’anno ha anche un significato politico, non possiamo dimenticare che l’anno 2008 si è caratterizzato per l’avvio di un disinvestimento sul sistema di istruzione, infatti la legge finanziaria di quell’anno ha dato inizio ad una politica di tagli drastici doppiamente dannosi perché di tipo lineare. Quando aggiorneremo la nostra indagine avremo modo di rilevare anche l’effetto di quei tagli sul nostro sistema scolastico. Infatti è nostra intenzione produrre periodicamente aggiornamenti per offrire ai decisori politici uno spaccato della realtà scolastica e delle variabili che ne condizionano la sua evoluzione.

E questo è il valore aggiunto della ricerca, l’aver costruito un “modello” che permette di essere facilmente usato per ulteriori percorsi di approfondimento e aggiornamento della realtà scolastica.

Altra caratteristica importante e forse unica nel suo genere è la struttura per fascicoli, uno per ciascuna regione, in cui saranno giustapposte una sintesi nazionale e la situazione analitica di ciascuna regione. L’articolazione di dati per regione aiuterà il confronto tra le stesse non con l’intento di stilare classifiche, ma utile a capire i punti di forza e di debolezza di ciascuna regione.

Esprimiamo l’auspicio che la ricerca possa aiutare a capire e a rimuovere le ragioni interne ed esterne della debolezza del nostro sistema scolastico. Siamo certi che i livelli di qualità della nostra scuola si eleveranno se tutti i soggetti coinvolti direttamente e indirettamente assolveranno responsabilmente il loro compito, ma soprattutto se la scuola sarà pensata e difesa come bene comune.

 

Gli autori del rapporto

Emanuele Barbieri, Claudia Cappelletti, Eleonora Farina, Rosamaria Maggio, Paola Miselli, Pino Patroncini, Angela Maria Petrone.

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