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LE COMPETENZE SONO DI DESTRA O DI SINISTRA?

Lettera aperta al CIDI

Maurizio Muraglia

 

Caro Presidente,

nel 1994 (muri già caduti) Norberto Bobbio scriveva: “Si possono chiamare correttamente egualitari coloro che, pur non ignorando che gli uomini sono tanto eguali quanto diseguali, danno maggiore importanza, per giudicarli e per attribuir loro diritti e doveri, a ciò che li rende uguali piuttosto che a ciò che li rende diseguali; inegualitari, coloro che, partendo dalla stessa constatazione, danno maggiore importanza, per lo stesso scopo, a ciò che li rende diseguali piuttosto che a ciò che li rende eguali. Si tratta di un contrasto tra scelte ultime, che affondano le loro radici in condizionamenti storici, sociali, culturali, anche familiari, e forse biologici, di cui si sa, o per lo meno io so, molto poco. Ma è proprio il contrasto tra queste scelte ultime che serve molto bene, a mio parere, a contrassegnare i due opposti schieramenti che siamo abituati ormai per lunga tradizione a chiamare sinistra e destra, da un lato il popolo di chi ritiene che gli uomini siano più eguali che diseguali, dall’altro il popolo di chi ritiene che siamo più diseguali che uguali” (Destra e Sinistra: ragioni e significati di una distinzione politica).

Scrivo al CIDI perché è la casa in cui sono cresciuto e che mi ha insegnato un certo modo di pensare la scuola. Il CIDI ha tutti i requisiti per rendersi, come si suol dire burocraticamente, “latore della presente a chi di competenza”.

Per esempio mi ha insegnato che c’era il modo della Destra di pensare l’istruzione ed il modo della Sinistra. In fondo aveva un senso. Pensare l’istruzione non era che un altro modo di continuare a pensare la società. Parole come selezione o capitale umano o disciplina magari potevano essere ricondotte ad un pensiero di Destra o comunque ad un pensiero liberal, mentre parole come inclusione o crescita umana o cittadinanza, pur non disdegnate dall’altra parte, potevano profumare maggiormente di Sinistra o comunque di pensiero labour improntato a principi di equità e solidarietà.

Oggi si ha la sensazione della melassa o pensiero unico senza distinzioni apprezzabili. Tutte le parole sono dette da tutti. E anche questo potrebbe apparire sensato, perché in fondo ognuna di quelle parole possiede una sua consistenza ed i muri ideologici per fortuna sono caduti. Se così fosse, come suole dire, ci potrebbe stare. Ma la cosa non sta così. Se uno guarda soltanto il modo in cui la politica scolastica maneggia il tema della valutazione o delle competenze - cartine al tornasole emblematiche dell’idea di scuola che si vuole propagare - ci si accorge che se ne parla di Sinistra ma lo si attua di Destra.

Una tipica melassa linguistica è la seguente (dalle schede di approfondimento MIUR sulle deleghe):

 “La valutazione degli apprendimenti delle alunne e degli alunni frequentanti la scuola primaria e secondaria di primo grado è effettuata dai docenti di classe, mantenendo l’attribuzione di un voto in decimi e al contempo valorizzandone la funzione formativa (sic!). La valutazione dunque accompagna i processi di apprendimento e costituisce uno stimolo al miglioramento continuo, in modo da finalizzare i percorsi didattici all’acquisizione di competenze disciplinari, personali e sociali (articolo 1)”.

Funzione formativa, di accompagnamento e stimolo con voto in decimi. Ineffabile.

L’attuale politica scolastica sbandiera tutte le parole, quelle di Sinistra e quelle di Destra, ma in fondo i fatti e le decisioni sembrano corrispondere alle parole che riconducevamo un tempo alla Destra, mentre alle altre resta solo la chiacchiera degli articoli 1 di Decreti, Direttive e Circolari. Dove stanno i princìpi. La triste vicenda delle competenze sta lì a dimostrare che in fondo la politica scolastica degli ultimi sedici anni è una politica di Destra, di stampo liberistico: a parole inclusivo e nei fatti selettivo. Accountability.  

Le competenze sviluppate a scuola rappresentano davvero un paradossale emblema della confusione politica e culturale che regna nel Discorso sulla scuola. Attaccate da liberi pensatori moderati perché svenderebbero la scuola delle Conoscenze (Settis, ultimamente Cotroneo), sembrerebbero essere di Sinistra. E a mio parere tali sono. Ma poi finiscono per essere attaccate, in nome della Cultura, anche da liberi pensatori progressisti (Recalcati) o agguerriti sindacati di base che le riconducono ad una logica aziendalista mostrando di non averne capito nulla. Quindi sembrerebbero essere di Destra.  

Tutta questa gente curiosamente non riflette sul fatto di essere diventata in grado di dire queste cose contro le competenze, attaccandole da Destra e da Sinistra, per il semplice fatto di essere diventata culturalmente competente. Cioè di avere avuto la fortuna di fare evolvere in abiti mentali permanenti le proprie conoscenze scolastiche. Non ha importanza che lo abbiano fatto negli anni Settanta o Ottanta. Sempre di competenze si tratta. E il fatto che almeno dagli anni Novanta si desideri che questa evoluzione degli apprendimenti possa toccare tutti i cittadini rende le competenze un concetto inclusivo o egualitario. Alla Bobbio. Cioè di Sinistra, tutto sommato. E quindi temuto sia dalla politica di Destra che da quella che finge di essere di Sinistra. La scuola di qualità per tutti non era un’idea di Sinistra? Io entrai di ruolo all’inizio degli anni Novanta con questa idea. E con questa idea cominciai a militare nel CIDI a metà degli anni Novanta. Venti anni fa. E oggi mi chiamano per fare la formazione a destra (minuscolo) e a sinistra (minuscolo) ben sapendo che la faccio con questi princìpi. Molto cidini. Inclusivi. Formativi. Civici. Molto di Sinistra. E piace. Ma i docenti sono tristi e scettici, perché l’aria che tira (pesante) è un’altra, e quella rimane quando l’esperto va via. Aria di Destra?

Sul tema delle competenze secondo me si gioca il destino dell’istruzione nel nostro Paese. Abbiamo visto come le vedono i pensatori. E come le vede il MIUR?

Le introduce nel sistema attraverso la chiacchiera patinata dell’Ufficialità normativa (Obbligo 2007, Indicazioni 2007 e 2012, Certificazioni 2010 e 2015, ora le Deleghe Buona Scuola), ma poi prima reintroduce i voti numerici che hanno una evidente valenza selettiva e classificatoria (Gelmini 2008) e poi non riesce più a tornare indietro perché non riesce a rompere il cordone ombelicale con le famiglie e col senso comune, tipico referente delle politiche scolastiche di Destra. Ma siccome bisogna dar conto un po’ anche alla “comunità dei pedagogisti” (cito sempre dalle schede MIUR) - notoriamente di Sinistra - e alle proteste del popolo degli inclusivi (quorum ego), allora vengono proposti orrori palliativi - chiamati coraggiosamente “miglioramenti” - quali le corrispondenze dei voti con i livelli. Mostrando di non comprendere che il docente italiano medio non farà mai scaturire un voto da un livello (operazione peraltro implausibile), semmai il contrario, che forse gli viene più facile. Tutto ciò, col suo corredo di medie aritmetiche, sei meno meno e altre facezie, mi appare molto di Destra, cioè molto conservativo e sostanzialmente populista.

Se c’è poi un parola della Destra, almeno quella italiana, che non mi è mai piaciuta è Autorità o Comando, che politicamente corretta si dice Leadership. Un’indagine sui climi relazionali creatisi nelle scuole negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi due, farebbe vedere cose che voi umani ecc. ecc. Stanno quasi tutti con due piedi in una scarpa a dire “Ci impongono…” “Dobbiamo per forza…”. Assisto ad atteggiamenti di sudditanza nei confronti dei Dirigenti che forse neppure ai tempi del Ventennio. Tra colleghi è tutto un guardarsi in cagnesco chissà che rapporti hai tu col Dirigente Scolastico…. Impiegatizzazione del corpo docente. Esito alquanto prevedibile di processi chiamati Valorizzazione del merito dalla politica spot. Ho visto Dirigenti imbraccare il microfono introducendo percorsi di aggiornamento davanti a platee coatte con toni da “Adesso la ricreazione è finita ed è obbligatorio formarsi, perché il RAV, perché il PDM, perché Invalsi, perché…..”. Essi stessi - poverini - stanno dentro un meccanismo valutativo che li rende alquanto nervosi. Ho visto Dirigenti letteralmente esauriti nel tentativo di dare forma al caos per fronteggiare la valutazione degli USR. Tutto questo può venire da un’idea di scuola di Sinistra? Non sa molto di gerarchico, pur edulcorato da sondaggi, monitoraggi e consultazioni?

Accountability. Rendicontare. Dimostrare. Essere efficienti e produttivi. Misurare. Monitorare. Il sistema deve dare buona prova di sé dimostrando di funzionare senza sprechi.

Caro CIDI, una volta Nanni Moretti (Aprile, 1998) chiese a D’Alema di dire una cosa di Sinistra. L’auspicio del regista oggi si può dire realizzato. Tutti i politici dicono cose di sinistra non solo perché fa politicamente corretto, ma soprattutto perché chi governa oggi in Italia, se ci pensiamo, volendo, sforzandosi di volerlo, sarebbe di Sinistra. O, comunque, certamente non di Destra.

Qualcosa non torna.

Palermo 20 aprile 2017

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