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ADDIO A LUIGI BERLINGUER

Il Cidi saluta Luigi Berlinguer, rigoroso difensore della scuola democratica, protagonista di un’epoca di riforme coraggiose. Professore, uomo politico, ministro della pubblica istruzione (si chiamava ancora così). Compagno di strada e appassionato uomo di scuola. Non tutto abbiamo condiviso. Per approfondire, un ricordo di Ermanno Testa e un breve articolo di Insegnareonline che rimanda a un documento di Alba Sasso del 2007. Purtroppo ancora attuale.

La scomparsa di Luigi Berlinguer
di Ermanno Testa

“La scuola italiana è stata più di altre, in Europa, marcatamente di classe”. L’incipit di questo articolo apparso qualche anno fa su Il Manifesto, rende bene quale fosse il pensiero di Luigi Berlinguer sulla nostra scuola. Ancora in tempi lontani, precedenti il suo incarico all’istruzione, aveva espresso la convinzione che tutto il sistema scolastico fosse da ristrutturare; di recente era arrivato ad affermare pubblicamente la necessità di una “rivoluzione scolastica”.

Perciò l’arrivo a viale Trastevere di Luigi Berlinguer, forte peraltro di un cognome illustre, quello di suo cugino Enrico, creò non poche attese di cambiamento nella scuola; attese che, al di là dei giudizi di merito, non andarono certamente deluse durante il suo mandato, dal 1996 al 2000 con i governi Prodi e D’Alema. In quei quattro anni infatti Berlinguer riuscì a far approvare un nuovo ordinamento scolastico (scuola dell’infanzia, ciclo primario, ciclo secondario); l’elevamento dell’obbligo formativo a 18 anni; i principi base dell’autonomia scolastica con la nuova figura del dirigente scolastico; la modifica dell’esame di maturità. E portò a compimento anche la cosiddetta parità scolastica delle scuole private nonché l’abolizione della scheda di valutazione. Un insieme di provvedimenti, parte dei quali in seguito abrogati o sostituiti o modificati che, purtuttavia, nel complesso hanno lasciato un segno forte nella scuola italiana.

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