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LA RIFORMA DELLA FORMAZIONE INIZIALE

Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede la riforma della formazione iniziale per gli insegnanti della scuola secondaria.
 
Assistiamo da mesi a un continuo di interviste, esternazioni, pronunce da parte di singoli o organismi sulle ipotesi di riforma che sono in discussione al Ministero, in mancanza di documenti e senza che sia stato avviato un dibattito organico con il mondo della scuola, delle organizzazioni sindacali, delle associazioni professionali e delle Università.
 
Sembra che i crediti formativi universitari (CFU) che si propongono come necessari per accedere all’insegnamento siano 60. Crediti che studenti e studentesse potranno aggiungere a quelli richiesti dalla laurea disciplinare nel corso dei 5 anni.
Una proposta che, se confermata, riprodurrà la logica di una “formazione à la carte”1 per i futuri insegnanti prevedendo che gli studenti e le studentesse scelgano individualmente, nei futuri Centri di Ateneo, una serie di esami che, per semplice sommatoria, portino al numero totale di CFU richiesto per accedere al concorso.
 
Intanto è di questi giorni la pronuncia di organi importanti dell'Università i quali, sottolineando la necessità di porre al centro le didattiche disciplinari e pur di non modificare nulla dell’attuale assetto universitario, propongono di spostare la formazione all'insegnamento dopo il superamento del concorso.
Una proposta che confonde la necessaria formazione permanente con la formazione per l'accesso alla professione e l’attività in servizio con il tirocinio professionale che non può che essere pre-ruolo.
 
Un insegnante deve sicuramente avere una formazione disciplinare completa ma, per una scuola emancipatrice, attenta al successo formativo di ciascuno-a, alla mediazione tra i saperi formali della disciplina e il soggetto che apprende, c’è bisogno di un insegnante con competenze pedagogiche, didattiche, relazionali, epistemologiche e non unicamente disciplinari.
 
Occorre allora un percorso di formazione dedicato all’insegnamento che coinvolga scuola e università, con un tirocinio (non confuso con il praticantato) e attività laboratoriali, che possa costituirsi come base solida per sostenere nel tempo lo sviluppo di professionisti in grado di promuovere nella scuola un approccio socio-costruttivo, di ricerca, come richiesto negli stessi documenti ministeriali.
 
La capacità di gestione di una classe (prendendosi cura di tutte le problematiche connesse all'apprendimento), l’attivazione di una pedagogia differenziata (per garantire il successo formativo di ognuno-a), la gestione del proprio ruolo nella complessità dell’organizzazione scolastica, non è il premio previsto una volta completato l’album dei crediti formativi.1
 
Di fronte ai dati allarmanti relativi alla dispersione implicita ed esplicita, agli abbandoni nella scuola secondaria che sono fonti di disuguaglianze, discriminazioni, perdita di capitale sociale e di risorse per lo sviluppo economico del Paese
NON È TOLLERABILE
che mentre da un lato aumentino le critiche sulla scarsa competenza dei docenti e sulla scuola che “non ce la fa”, dall’altro si operi un riduzionismo e una semplificazione nelle proposte di riforma della formazione iniziale degli insegnanti.
Il messaggio che è necessario dare ai futuri insegnanti è che il tempo che dedicheranno alla loro formazione non è tempo perso, bensì la conferma tangibile dell'importanza che il Paese dà alla loro funzione sociale e culturale come agenti di cambiamento.
 
Con il nuovo sistema di formazione iniziale dei docenti della scuola secondaria si sta scegliendo quale sarà il futuro della nostra Scuola, da cui dipende il futuro del nostro Paese e della sua stessa democrazia. Per questo le nostre associazioni, estremamente preoccupate del modo in cui si sta conducendo il dibattito,
CHIEDONO
alle forze politiche e al Ministero dell’Istruzione che la formazione iniziale degli insegnanti sia al più presto oggetto di un confronto allargato con tutti i soggetti coinvolti, per avviare un cambiamento più che mai necessario per il futuro della scuola.
 
AIMC – CIDI – MCE – PROTEO FARE SAPERE
 
21 dicembre 2021
 
 
1 Evidentemente non ha insegnato nulla il mercato vergognoso nato con l'acquisto presso le università telematiche, ma non solo, dei 24 CFU previsti dalla attuale normativa per accedere al concorso
 

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