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CIAO GIANCARLO

 

Giancarlo Cerini ci ha lasciato. Una vita spesa tutta dentro la scuola. Un Maestro per tutti noi. “Al Cidi devo tanto, non sarei stato quello che sono se Luciana Pecchioli non mi avesse mandato nelle commissioni ministeriali, a dare voce alla scuola dei piccoli”. E da allora ha continuato a farlo, fino a oggi. 

Ma anche il Cidi deve tanto a Giancarlo Cerini, che c'è stato sempre, senza risparmiarsi mai.
Ciao Giancarlo

Roma 20 aprile 2021

In concomitanza con i funerali di Giancarlo Cerini, il Cidi ha organizzato un incontro online con più di 250 persone. È stato il nostro modo per essere presenti anche se solo virtualmente. 

 

Qui di seguito alcuni dei tantissimi testi che sono stati scritti per lui in questi giorni, quelli che siamo riusciti ad intercettare dalla rete, o che ci sono arrivati direttamente. Non sarà possibile raccoglierli tutti, ormai si è capito, sono troppi e pubblicati nei modi più diversi. E' come acchiappare il vento. Chiediamo scusa quindi a chi non troverà in queste pagine il suo ricordo di Giancarlo, e lo invitiamo a farcelo pervenire.

 

Domenico Chiesa    Per Giancarlo
Caro Giancarlo, ciao.
Hai visto quante riflessioni stanno arrivando, le più importanti vanno ben oltre il ricordo formale: sei proprio così, come sei raccontato: “un gigante della scuola italiana, da tutti apprezzato, da tutti amato” come dice Sofia.
Una parte fondante per il Cidi e che rimarrà fondante.
Non riesco a scrivere di più. Avremo bisogno di farlo quando si sarà allentata la commozione.
Non abbiamo ancora il coraggio di accettare che non potremo più cercarti, discutere con te, chiederti di partecipare ad una iniziativa nel nostro Cidi.
Ogni ora che passa mi sto rendendo conto che mi manchi.
Come per Cinzia “mi sembra di conoscerti da sempre. Quando ci siamo visti la prima volta? Sai che non lo ricordo?”
Il ricordo più lontano è un seminario a Forlì sulla professione insegnante: è tanto tempo fa, c’era anche Sergio Neri. Conservo ancora gli appunti.
Comunque sei da sempre il mio riferimento per capire qualche cosa sulla “scuola dei piccoli” come la chiami tu.
Come sarebbe la scuola dell’infanzia e primaria senza il tuo lavoro? Senza il tuo lavoro di elaborazione, di tessitura in grado di costruire la sintesi più efficace perché competente, paziente e non supponente.
Ho qui davanti a me alcuni dei libri che hai curato con rigore, valorizzando il contributo di tantissimi insegnanti.
Servono per costruire un filo che annodi le innovazioni della scuola che ti stanno a cuore: passa…parole, voci della scuola, dalla scuola primaria alla scuola di base…
In particolare ho qui un tuo scritto che ho letto forse prima di conoscerti (è pieno di sottolineature): è dell’84 e parla di “primi approcci scientifici e sviluppo cognitivo”.
Partivo da questo libro quando ci siamo visti due anni fa nell’aprile del 2019: ti avevo chiesto di tenere un seminario ad un gruppo di insegnanti del Cuneese; eri impegnato sullo 0-6 ma alla fine come sempre hai accettato. Ci hai regalato un contributo importante per il lavoro di ricerca che siamo facendo: “Insegnare e apprendere, un’azione ricorsiva.”
Con serenità abbiamo cenato in un’osteria nella piazza del castello residenza di Carlo Alberto a Racconigi. C’era Giannino Marzola, che viene anche lui dalle tue parti, dall’Emilia trattino Romagna
Mi avevi chiesto in cambio un articolo sugli adolescenti per la Rivista dell’Istruzione. Non sono riuscito a consegnartelo in tempo. Mi dispiace tantissimo. Ho promesso che lo avrei comunque scritto.Giancarlo, ieri ho ripreso i materiali per farlo.
Per te, i miei fraterni saluti hanno un senso particolare: sei il prezioso compagno di strada che mi permette di non appiattirmi sulla ristrettezza del mio pensare; mi è indispensabile discutere con te anche partendo da sfumature diverse (ti ricordi la telefonata di due ore sul “merito”?). Discuto con te cercando non di confermarmi nelle mie idee bensì di approfondire le perplessità, il dubbio, la voglia di capire e di trovare risposte provvisorie che rimangano aperte a nuove domande e all’approfondimento della ricerca.
Giancarlo, non pensare di liberarti di me.
Continuerò a cercarti nei tuoi scritti, nelle tue slide, nei ricordi dei nostri incontri.
L’obiettivo sarà quello di mantenere gli stimoli del tuo pensiero, per capirlo meglio e per continuare ad utilizzarlo proseguendo il confronto.
Con tanta commozione, un abbraccio a Loretta
Caro Giancarlo fraterni saluti

Caterina Gammaldi
Adieu, dit le petit renard. Ecco il mio segreto, è molto semplice. Non si vede bene che con il cuore. L’ essenziale è invisibile agli occhi
È il mio/il nostro saluto.
Sei qui con noi, appena arrivato da Forlì, dal Ministero, da una delle tante città che ti avevano chiesto di partecipare a una iniziativa per condividere una segreteria nazionale, un coordinamento, un seminario, seduto al tavolo lì  in fondo con i tuoi fogli e le penne di colore diverso, intento a limare i tuoi appunti, in ascolto.
Ogni tanto alzi lo sguardo, sorridi, fai un cenno. Un approccio mite ai tanti problemi della scuola, che porto  con me anche oggi.
Ci sei sempre stato in questi 30 anni e ci sei ancora oggi in un momento triste   in cui in tanti proviamo a dirti grazie. Non ti ho mai sentito dire :”no, non posso” e quando hai dovuto, per motivi personali, rinunciare a partecipare a un incontro ci hai aiutato a trovare la soluzione. Ho/abbiamo condiviso con te centinaia di iniziative in giro per l’Italia, quelle del Cidi e dei Cidi e delle scuole, quelle istituzionali, quelle delle associazioni e dei sindacati, dei partiti, dell’Università. Dialogo, attenzione al contesto, argomentazione oltre la lettera, con l’obiettivo di sfidare le facili, riduttive interpretazioni del documento ministeriale di turno.
Con un richiamo esplicito alla responsabilità e all’impegno  personale e collettivo per far crescere la scuola di tutti.
Negli ultimi due anni, provati entrambi dai problemi di salute abbiamo dovuto rinunciare agli incontri in presenza e alle telefonate, ma ci siamo mandati messaggi, foto, emoticon. Ogni volta chiedevi come stai? E mi sostenevi se ti davo l’impressione di avere paura. La testa c’è scrivevi. Era come dire usiamola, nonostante tutto.
Dobbiamo sempre, diresti oggi, “interrogarci sul significato dell’istruzione in una società che sembra distratta da altre ben più gravi questioni”, ne hanno diritto le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi.
Mi piace pensare che tu sia qui, tra noi, ad ascoltarci, aspettando il tuo turno per intervenire. Come lo scorso 26 marzo , quando a sorpresa sei intervenuto e hai preso la parola nell’iniziativa del Cidi di Cosenza con Boscolo sull’apprendimento.
Sai Giancarlo, Boscolo mi ha scritto un messaggio. Lo leggo per condividerlo. “Cara Caterina, caro Marcello, cari  tutti voi del Cidi di Cosenza, la scomparsa di Giancarlo dà anche a me un grande dolore: avevamo collaborato molto in anni passati e lo stimavo e gli volevo bene. L’ho sentito e visto in occasione del mio intervento, e dopo il collegamento gli ho mandato un messaggio e lui ha risposto con affetto e humor.  Ci mancherà”.
Penso all’emozione che mi ha dato vederti, al tuo sorriso, alla tua mano che saluta e chiede la parola, alle tue battute, alle tue domande a Boscolo sulle funzioni esecutive, sul curricolo verticale, sulle competenze e soprattutto al tuo saluto finale quando abbiamo aperto tutti le telecamere e i microfoni e tu hai detto “ci siete tutti”. “Questa non è Cosenza è il Cidi”.
Grazie Giancarlo da parte di tutti noi, una generazione di insegnanti che non smette di pensarsi accanto accanto alla scuola, una generazione che, come ci hai insegnato, prova instancabilmente a passare il testimone, affrontando sempre nuove sfide educative.. Grazie da tutte, tutti noi , soprattutto, senza fare torto a nessuno, dai colleghi della scuola dell’infanzia, da Mara, Mariolina, Antonella, Paola, Rosa, Silvana, Giovanna, Guglielmo… e molti altri, da tutte le voci di scuola a cui hai dato ascolto e a cui hai chiesto di esserci.
Noi ci siamo finché potremo per rimuovere gli ostacoli, per affermare i diritti delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi perché la scuola di base come la chiamavi sia il luogo dei diritti, dell’art. 3 comma due della Costituzione. Grazie Giancarlo

Beppe Bagni
Sapevo che stava male, ma alla morte di un amico non si è mai preparati.
Arrivavo al coordinamento nazionale, trent’anni fa, orgoglioso di appartenere a questo gruppo che riusciva a farmi pensare con più chiarezza quello che già pensavo, ma in forma involuta.
Giancarlo era uno di quelli che dissipava le nebbie. Prima il piacere di ascoltarlo, leggere i suoi scritti, poi quello di conquistare la sua amicizia. Siamo cresciuti in tanti con lui; grazie a lui. Come insegnanti e come persone.
Tutto il Cidi è cresciuto con lui; gli deve tanto per quel modo semplice e sempre equilibrato di entrare nelle discussioni, di comporre invece che contrapporre.
Ricordo i momenti di tensione, che sempre nascono quando si discute e si devono prendere decisioni, e come Giancarlo sapesse prendere la parola per ricordare cosa siamo e come ripartire insieme.
Una persona speciale, carico di amore per la sua famiglia. E per il Cidi, la sua famiglia allargata, che non lo scorderà.

Sofia Toselli   
Eravamo giovani, pieni di energia, con la voglia di cambiare il corso delle cose. Nel nostro caso volevamo cambiare il corso della scuola, con le sue finalità, i suoi obiettivi, i suoi programmi.  Volevamo una scuola più giusta, più aperta, più rispondente ai tempi. Una scuola più attenta ai bisogni e ai ritmi di apprendimento di bambine e bambini. Una scuola capace di dare a ogni ragazza e ragazzo quegli strumenti culturali per orientarsi, vivere e lavorare in un mondo sempre più complesso. “Educare il pensiero a pensare”, dicevamo sempre!  Ci si incontrava, si discuteva, si dava forma e misura a proposte, progetti, idee e sensibilità. Così eravamo, e non ci fermavamo mai.
Era il 1985, ero ad un coordinamento nazionale, un po’ intimidita dalle presenze autorevoli di Luciana Pecchioli, la prima presidente nazionale del Cidi e di Bice Chiaromonte, ma anche di altre colleghe e colleghi quando, inaspettatamente, vidi entrare un uomo giovane, alto, di bell’aspetto, circondato da un gruppo di allegre e belle ragazze. Salutarono e andarono in fondo alla sala a sedersi. Seppi dopo che erano docenti di scuola dell’infanzia e primaria e che lui era Giancarlo Cerini, che sarebbe diventato di lì a poco uno dei più giovani ispettori del Miur, iscritto al Cidi già da alcuni anni. Venivano dalla Romagna per porre all’attenzione del coordinamento i problemi e i nodi di un ordine di scuola ancora poco riconosciuto perché considerato marginale: la scuola dell’infanzia per l’appunto! Da lì, con sempre maggiore   passione, lungimiranza, competenza cominciò quel lavoro instancabile di Giancarlo fatto di Incontri, seminari, convegni, gruppi di lavoro, ricerca educativa, documenti, pubblicazioni che, a rileggerli oggi, hanno fatto un pezzo di storia della scuola italiana.  Giancarlo riusci’ a coinvolgere tutti, non solo noi del Cidi, ma anche i sindacati e lo stesso ministero della pubblica istruzione, le case editrici e le tante scuole dove amava andare e parlare. Le linee pedagogiche per la fascia di età dei più piccoli erano diventate un mantra, un’ossessione. Ma senza quell’ossessione non ci sarebbero oggi le Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei. Così come non ci sarebbbero stati gli Orientamenti per la scuola dell'infanzia, le Indicazioni nazionali, l’innalzamento dell’obbigo di istruzione, l’inserimento dei bambini stranieri e tanti altri temi cardine che riguardano la nostra scuola pubblica. Giancarlo ci trascinava senza tregua, senza mai scoraggiarsi. Ha fatto conoscere e capire i diritti e le ragioni, il valore e l’importanza della scuola dei più piccoli, svolgendo dentro l’associazione, ma anche nella pubblica amministrazione, nelle commissioni ministeriali, in ogni luogo disponibile un lavoro prezioso e tenace per dare dignità e riconoscimento pedagogico a quella scuola.
“Il gigante buono” lo chiamavamo, sempre sorridente, sempre gentile. Sempre curioso e attento agli altri. Ascoltava tutti e a tutti dedicava cura e parole. Non l’ho mai visto arrabbiato. Piegato dal dolore si’, e ci stringemmo tutti, per quanto possibile, intorno a lui. Perché il Cidi “è una grande famiglia, ripeteva sempre, noi condividiamo gioie e dolori”.  Una volta, a cena a casa sua, tortellini in brodo fatti dalla mamma della sua amata Loretta, mi disse: “lo vedi, sono sempre in mezzo alle donne: suocera, moglie e figlia ogni giorno a pranzo e a cena, per questo sto a mio agio in mezzo alle maestre“! Per tutto il periodo della mia Presidenza del Cidi, Giancarlo fu vicepresidente, ci sentivamo continuamente e parlavamo di tutto. Non sempre ero d’accordo con lui, ma  ero sempre con lui! Mi diceva spesso: “non partire a testa bassa”. Io, donna impulsiva e impaziente, lui, uomo calmo e paziente! Gli urlavo: “prendi posizione, sembri un muro di gomma”. Lui sorrideva e mi diceva: “calma e ragiona”! Lo so, l’ho sempre saputo: lui era la cerniera degli opposti, aveva il raro dono di saper mediare e conciliare l’inconciliabile. Era Giancarlo, un grande uomo, un grande pedagogista, un grande studioso. Un grande amico!
Sono arrabbiata Giancarlo, molto arrabbiata! Partirei a testa bassa per colpire duro chi ti ha portato via! Tu, lo so, mi diresti: stai calma e ragiona!
Che dirti allora se non “fai buon viaggio” e mentre voli via non perdere le tue carte, i fogli, gli appunti colorati che portavi sempre con te. Tieniti stretta quella borsa nera piena di libri penne matite e fogli che tutti riempivi di pensieri tuoi e nostri.  Con te se ne va un gigante della scuola italiana, da tutti conosciuto e apprezzato, da tutti amato.

Ermanno Testa   Quel giovane direttore didattico venuto da Forlì
Ai tanti meriti di Giancarlo Cerini, come testimoniano le centinaia di messaggi di affettuoso cordoglio che in questi giorni pervengono al Cidi da ogni parte del Paese, che dicono dell’altruismo, della grande disponibilità, della misura, dell’atteggiamento sempre costruttivo e, vorrei sottolineare, della bonarietà e della sottile ironia che lo hanno sempre contraddistinto, desidero aggiungere una testimonianza su un importante passaggio del ruolo avuto al Cidi da Giancarlo, giovane trentenne direttore didattico venuto da Forlì. Siamo alla fine degli anni settanta, i Cidi, ancora pochi, sono impegnati sui ‘nuovi programmi’ della scuola media, riformata pochi anni prima con l’estensione dell’obbligo scolastico a 14 anni (1963), e già in gran parte fallimentare come ben descritto dai ragazzi di Barbiana in “Lettera a una professoressa”. Non è un caso che i primi gruppi di studio nel Cidi siano composti in maggioranza da insegnanti della media, al momento i più in difficoltà; meno numerosi sono quelli delle superiori, pochissimi i maestri. Tuttavia, con la riforma dei programmi del ’79 appare subito chiaro quanto sia necessario di conseguenza porre mano anche ad un rinnovamento della scuola elementare, fino a quel momento ritenuta generalmente, a torto, quella meglio funzionante. Il Cidi avverte forte questa esigenza, e lancia al riguardo una proposta di legge di iniziativa popolare di riforma, di pochi articoli, che si limita a sottrarre l’insegnamento elementare alla religione come fondamento e coronamento, ma che ha soprattutto il compito di sollevare nell’opinione pubblica la questione della riforma. Sotto questo profilo la proposta di legge ottiene un grande consenso. Manca però al riguardo una adeguata elaborazione che permetta al Cidi di contribuire in modo sostanziale ad un vero progetto di riforma della elementare. Il giovane direttore di Forlì ne viene subito coinvolto portando un contributo decisivo per arricchire e completare, sul piano delle idee e delle proposte, quell’importante tassello della riforma elementare, in una visione unitaria della scuola dell’obbligo: un fatto fino ad allora inconsueto trattandosi di ‘pezzi’ di scuola istituiti in circostanze storiche e con finalità tra loro estranee. Tutto ciò contribuisce a stendere nuovi programmi coerenti con i principi seguiti anche per la scuola media, primo fra tutti l’esplicito richiamo alla Costituzione. Il contributo di Giancarlo, oltre che per il Cidi, risulta decisivo anche in sede istituzionale, influendo sull’esito dei lavori della commissione ministeriale all’uopo costituita. Mai supponente, semmai timido ma concreto, mediatore non per capacità mediatoria ma per la forza e il realismo del ragionamento: nascono da lì con contenuti rinnovati, gli ambiti disciplinari e la pluralità dei maestri. Un merito che gli viene riconosciuto da Luciana Pecchioli, allora presidente e fondatrice del Cidi, quando gli affida, alla vigilia dell’applicazione dei nuovi programmi (1985), la relazione di apertura in un affollatissimo convegno nazionale a Roma, al Teatro Argentina, alla presenza del ministro Franca Falcucci. Quel giovane direttore didattico venuto da Forlì, sconosciuto ai più, conquista in quella occasione anche i complimenti del ministro, deciso a sua volta a procedere alla riforma della elementare per via amministrativa, data la lentezza del Parlamento nel legiferare a causa dei veti incrociati delle forze politiche di governo (la riforma degli ordinamenti giungerà solo nel 1990). Un ruolo analogo, non meno importante, Giancarlo lo avrà anche nella riscrittura degli Orientamenti per la scuola dell’infanzia, andati in vigore nel ’91. Con i nuovi programmi il Cidi avvia una capillare iniziativa di informazione e orientamento fra i maestri e le maestre che vede Giancarlo tra i più attivi e i più convincenti. L’esperienza, lo studio, le riflessioni accumulati in quella intensa stagione di riforme portano di lì a poco Giancarlo a tentare il concorso a ispettore scolastico, con un esito per il Cidi di grande soddisfazione: quella di poter annoverare tra i propri colleghi il più giovane ispettore scolastico d’Italia.
Giancarlo Cerini lascia oggi un grande vuoto: di esperienza, di elaborazione, di cultura pedagogica e scolastica, di metodologia professionale (aggiustare, recuperare, adattare, migliorare), di pensiero. I suoi scritti, i suoi appunti, e gli appunti raccolti in questi decenni da tanti colleghi e colleghe che lo hanno ascoltato e seguito, ci saranno utili per comprenderlo ancora meglio. Per comprendere il valore di un vero maestro. Purtroppo solo la memoria potrà restituirci, con infinita malinconia, l’immagine, costante in tutta la sua vita - anche dopo la prova più lacerante per un padre: la scomparsa prematura della propria unica figlia -, di quel timido, quasi titubante, gentile, misurato, sorridente giovane direttore didattico, venuto da Forlì.

Insegnare
La redazione di "insegnare" piange la morte di Giancarlo Cerini, uomo di scuola, da sempre impegnato nella costruzione e nella valorizzazione di un sistema scolastico realmente democratico e inclusivo, ispirato dall'art. 3 della Costruzione, a partire dai primi fondamentali anni di vita sociale e di crescita culturale delle bambine e dei bambini.
Questa amara stagione continua a produrre frutti dolorosi, che facciamo molta fatica ad accettare.
Addio, Giancarlo e Grazie, che ti accompagni la tua instancabile fiducia nel lavoro della scuola come "grande ballata popolare"!

Cinzia Mion 
Ciao Giancarlo, un groppo in gola mi toglie il respiro e mi impedisce di parlare ma ti sto pensando senza tregua da quando ho saputo che te ne sei andato. Anzi ti sto pensando intensamente e con apprensione da quando ti sei ammalato. Da quando ho saputo che eri ricoverato nello stesso reparto dov’era a suo tempo Beatrice…
Un pensiero costante che ogni tanto si coaugulava in messaggini senza risposta. Qualche volta Loretta, cui mi rivolgevo quando l’ansia era insopportabile, mi dava notizie, quasi mai rassicuranti. Ad un certo punto la ripresa, sia pur cauta, la ricomparsa in pubblico…le tue foto con il viso scavato, la barba bianca inusuale, l’aspetto da asceta. Avevi un sorriso dolce come se ti scusassi di averci preoccupato.
Te ne sei andato in punta di piedi. Vorrei rimproverarti per questo. per non avermi permesso di esserci con il pensiero, accanto a te, insieme a Loretta e ai tuoi splendidi nipoti, di cui eri molto orgoglioso, come avevo potuto verificare l’ultima volta che siamo stati insieme, a settembre del 2020, a Marina di Ravenna, per salutare l’estate che ancora era splendente ma che dopo un po’ se ne sarebbe andata. Ero a Ravenna per una formazione e mi hai fatto il regalo di invitarmi a cena con voi. C’era una tregua nella pandemia…Ci si poteva incontrare! Fu l’ultima volta che ti vidi.
Mi sembra di conoscerti da sempre. Quando ci siamo visti la prima volta? Sai che non lo ricordo? Dall’approvazione dei programmi della scuola elementare del 1985 alla legge 148/1990 istitutiva dell’organizzazione modulare, fino agli Orientamenti per la Scuola dell’Infanzia del 1991 e alla   riscrittura delle Indicazioni Nazionali del 2012. Una stagione di Riforme.
I ricordi con Sergio Neri e con te si sovrappongono…
Siete stati due mentori per me, mi avete entrambi valorizzata e spinta a scrivere per la scuola e per le vostre riviste. Per “l’Educatore” Sergio, e tu prima per la Tecnodid e poi per al “Rivista dell’Istruzione”. Sempre attento a cogliere gli argomenti adatti su cui farmi impegnare. Eppoi i convegni insieme, le formazioni insieme…. 
Tu aprivi l’argomento con la tua modalità sempre convincente, persuasiva, innovativa e profonda. Sempre ottimista. Ti ricordi però che non riuscivi a fermarti? Chi doveva parlare dopo se ne accorgeva. Eccome…Ridevamo insieme dopo per questa tua modalità che però ti lasciava perfettamente indifferente. Come un bambino che faceva spallucce. Scommetto che anche ora le fai. A Cerini infatti nessuno osava dire che il tempo era finito… Eri un relatore ambito, apprezzato, ricercato da tutti. 
Hai sventrato l’Italia per portare in giro e diffondere il tuo amore per la scuola e i bambini. Alla fine per i più piccoli. Detto in modo sintetico: Per lo “0-6”…
E i ricordi ventennali di Camaldoli? Lascio a Maurizio Monti il privilegio di ricordare i mitici convegni che ci hanno visto insieme in quel luogo bellissimo ed evocativo… 
Quanta dedizione Giancarlo, non era possibile non ritrovarci contagiati da te…
E che dire del legame di complicità che ci univa quando qualche notissimo giornalista o politico un po’ sbruffoncello osava intervenire a parlare di scuola rimpiangendo predelle o modalità di valutazione elitaria, invalidando tutto l’impegno che mettevamo per realizzare una scuola inclusiva? Mi mandavi una mail veloce ed era come se mi strizzassi l’occhio: fai tu, pungi come sai fare. Poi magari: mammamia sei andata giù pesante… Poi però: ma se lo meritava!!!
Ricordi le risatine soffocate? Tu eri un mediatore nato. Spinta dalla ribellione verso ciò che non mi trovava accondiscendente, mi sono trovata qualche volta a pensare che eri anche troppo mediatore. Tu sei sempre stato prudente, accorto, ottimo conoscitore delle dinamiche di palazzo. Ti ricordi Giancarlo quando mi hai scritto: “Ho capito che tu hai nel sangue proprio la vocazione a fare l’ardita del popolo” e poi ti sei dilungato a spiegarmi chi erano nella storia gli arditi? Mi è piaciuto essere definita così. E tu lo sapevi che mi sarebbe piaciuto.
Il MIUR e i vari Ministri ti hanno apprezzato molto: riconosciuto per presiedere varie Commissioni ma mai fino al punto da chiamarti a fare il Capo di Gabinetto del ministro di turno oppure a ricoprire la carica di sottosegretario. Ricordo che una volta ci sei andato vicino. Noi avremmo voluto vederti Ministro, a dire il vero però per arrivare a tanto bisogna indugiare in pratiche di seduzione-servilismo politico che non ti sono mai appartenute. 
Ciao Giancarlo. Proverò ad abituarmi al pensiero di non vederti più. Non sentirti più. Non leggere più sul web le notizie dei tuoi nuovi lavori appassionati ed intensi rivolti alla crescita dei bambini che tanto hai amato.
Ma sarà molto difficile.

Gruppo di Ricerca e Sperimentazione Didattica per la Scuola dell’Infanzia del Cidi di Firenze 
Un saluto a Giancarlo Cerini
In questi giorni tristi per la scomparsa di Giancarlo Cerini, abbiamo sentito forte la necessità di scrivere un ricordo e un saluto all’uomo e a ciò che ha rappresentato. Noi dobbiamo molto a Giancarlo. Innanzi tutto come insegnanti di Scuola dell’Infanzia. È a lui che dobbiamo gli Orientamenti del ’91 che hanno costruito l’identità di questa scuola. Concetti come Campi di esperienza, Curricolo, Osservazione e Valutazione non sono stati inventati da lui, ma grazie a lui sono usciti dall’ambito delle scuole comunali emiliane e sono diventati un’opportunità di emancipazione per la scuola di tutto il nostro Paese. E poi la realizzazione degli istituti comprensivi e l’inserimento della scuola dell’infanzia al loro interno, esito per nulla scontato e osteggiato da più parti. Siamo consapevoli che la sua attività ha riguardato molto e molto altro, ma per noi questi due risultati sono assolutamente fondamentali. Ci hanno fornito un orizzonte alto cui tendere, ci hanno fatto sentire orgogliosamente “insegnanti” e ci hanno dato la motivazione per affrontare fatiche e sconfitte.
Ma gli siamo debitrici anche come gruppo Cidi. Le sue richieste di confronto, le sue sfide, le sue provocazioni (che tanto ci hanno fatto arrabbiare in questi anni), ci hanno “costretto” a studiare, a leggere documenti, a riflettere (da sole e in gruppo), per cercare di contribuire a migliorare documenti che non ci piacevano o a confutare posizioni che spesso non condividevamo. Ma proprio in questa dialettica animata emergeva sempre il tratto che ci faceva riconoscere reciprocamente e che possiamo definire prendendo a prestito le parole di Don Milani: “I Care”. Perché a noi e a lui “importava” della scuola, ci interessavano le sue sorti, volevamo contribuire alla sua crescita e al suo progressivo miglioramento.
Per tutto questo gli siamo riconoscenti. E la sua scomparsa segna anche la fine di una stagione della sua scuola; della nostra scuola. Ci pare significativo che sia venuto a mancare proprio dopo aver portato a termine la presentazione delle Linee Guida per il sistema integrato zerosei. Il nostro gruppo non ha mai condiviso questo progetto. Ma in questo momento, questo progetto è la Scuola dell’Infanzia. Cercheremo un modo per starci dentro, come sempre; per la passione che abbiamo per la scuola e il nostro lavoro; perché non possiamo fare altro; perché ci Importa. E per rendere onore a Giancarlo che in questo progetto tanto credeva e per il quale ha speso le ultime energie della sua vita.

Anna Sarfatti
Ho appena salutato le tante persone raccolte intorno al CIDI per un saluto collettivo a Giancarlo Cerini. Ho ascoltato tante testimonianze commosse e commoventi, che hanno raccontato la sua dedizione alla causa della scuola a tutto tondo, dalla parte dei bambini e delle bambine, degli insegnanti, dei dirigenti, delle associazioni, dei formatori, dei legislatori.
Ho provato a trascrivere nella chat una poesia che le parole oggi ascoltate mi hanno sollecitato, ma ho fatto pasticci e ho rinunciato.
La scrivo qui, è di Mariangela Gualtieri:

Dentro la lingua
un fagotto di sillabe
si srotola in canto.
E' tempo di cadere
dentro covoni di parole
e farne pane per tutti.

Che il lavoro instancabile di Giancarlo sia pane per tutte le persone che credono nell'importanza della scuola, e specialmente la scuola dei più piccoli.

Il Cidi di Torino ricorda con grande affetto Giancarlo Cerini. La scuola italiana gli è debitrice della costante battaglia per la costruzione e per la valorizzazione di un sistema realmente democratico e inclusivo a partire dai primi fondamentali anni di vita sociale e di crescita culturale delle bambine e dei bambini, per i quali chiedeva una scuola di altissima qualità.
Da insegnante, dirigente scolastico e ispettore ha segnato la scuola italiana e ha coinvolto gli insegnanti nelle sfide dell'educare, puntando sempre in alto e coltivando la ricerca e l’innovazione.
Ha cercato di valorizzare sempre tutte le persone che ha incontrato spingendole a mettersi in gioco per diventare insegnanti migliori e per concorrere a rigenerare la scuola.
La sua figura ci è cara per la stesura delle pagine più importanti e innovative della scuola, dai Programmi della scuola elementare dell’85, alle Indicazioni nazionali del 2012, agli Orientamenti del 91, fino all'ultimo enorme sforzo nel coordinare la stesura delle linee pedagogiche zerosei.
Ciao Giancarlo

Ermanno Morello
Ho imparato molto dagli affreschi dipinti nell’aria da Giancarlo con parole esatte e costruzioni rigorose, capaci di far entrare l’osservatore nella scena che andava man mano formandosi nello spazio reale e mentale dell’ascolto: come nelle grandi creazioni rinascimentali e nelle migliori narrazioni per i bambini. Poi la fortuna mi ha concesso alcune occasioni di collaborazione più stretta, in cui ho vissuto in prima persona la sua capacità maieutica: soprattutto quando non ero d’accordo con le sue posizioni, in realtà su aspetti di dettaglio, mi rendevo conto che era Giancarlo a rendere possibile il confronto dando argomenti al mio dissenso con la lucidità e la dialettica delle sue ferme e articolate argomentazioni, che mi obbligavano a non avere posizioni rigide e grossolane. La sua era una vera abilità democratica, sempre dalla parte del cambiamento possibile.
Ciao Giancarlo. Grazie.

Assunta Morrone
In molti stiamo scrivendo in ricordo di Giancarlo Cerini e leggere mi procura emozioni contrastanti: da un lato la sofferenza per non averlo più tra noi prevale e mi apre un vuoto incolmabile, dall'altro lato la possibilità di scoprire quanto Giancarlo abbia segnato il cammino di tanti di noi, tantissimi, mi consola.
Da qualche tempo mi sono ritagliata lo spazio della fiaba, mi pare un buon modo per guardare la realtà con occhio rigoroso ma gentile allo stesso tempo.
Come faceva il nostro Ispettore.
Rigore e gentilezza erano le sue qualità più belle, accanto al sogno di una scuola migliore, di un luogo dove è possibile il rispetto delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, tutti gli alunni per cui Giancarlo si è sempre battuto, fino a che gli è stata data la possibilità di farlo.
Era il Cavaliere senza macchia e senza paura della Scuola, il Principe ideale con grandi aspirazioni, capace di risolvere qualsiasi enigma pedagogico e didattico si potesse presentare.
La realtà, alcune volte, supera la fantasia e l'immaginazione, Giancarlo Cerini ha reso realtà quello che tutti pensavano utopia.
Ho davanti agli occhi la prima volta che l'ho incontrato. Giovane maestra, poco più che ventenne, non del tutto convinta di quello che sarebbe stato il mio ruolo nel mondo della scuola! Giancarlo mi ha convinto subito. Mi ha spiegato, come solo lui sapeva fare, che la costruzione del sé professionale non poteva essere improvvisata, che i mattoncini della formazione in servizio dovevano collegarsi con quelli della formazione iniziale. Ha convinto me, pure molto scettica, che c'era bisogno di maestre e maestri veri, concreti, persuasi che lavorare nella e per la scuola era fondamentale per la crescita del Paese.
E dal primo incontro, un susseguirsi di possibilità, una serie infinita di occasioni che hanno reso speciali gli anni della mia crescita professionale. E mi tornano i luoghi e le ore, le parole e i sorrisi, come quella volta che abbiamo riflettuto sugli istituti comprensivi a Torano Castello (era il 3 maggio 2003), o di quella volta che mi ha reso l'anno di prova da Dirigente Scolastico a Morano Calabro, indimenticabile; e, ancora, a Mendicino, il 26 ottobre 2012 in un'appassionata arringa sulla scuola dei piccoli, come solo lui sapeva fare e dire e costruire; e come non ripensare al 26 marzo 2014 al Bologna Children Book Fair, per sostenere il mio convincimento di scrivere per l'infanzia e l'adolescenza.
E poi le lunghe telefonate ricche di consigli, di soluzioni, di pacata ironia e di sensibile chiarezza e, ancora e ancora, i Convegni nazionali del Cidi, le Segreterie Nazionali e quel 7 aprile 2016, giorno magnifico, in cui sono stata onorata di entrare nella Biblioteca ABC della Scuola Manzoni di Forlì, dedicata a Beatrice Cerini.
Sono grata al Cidi, Centro d'Iniziativa Democratica degli Insegnanti che ha reso possibile l'incontro con lui e che, sono sicura, continuerà ad essere luogo della memoria e del ricordo, oltre che luogo ideale per il confronto e la riflessione come Giancarlo ha sempre inteso fare nella sua vita, anche in quelle volte che, seppure non d'accordo con lui, potevi essere certo di un'interlocuzione senza filtri, potevi scontrarti e confrontarti, potevi uscirne sempre più fortunato di prima, più consapevole di sempre.
Siamo più poveri senza il nostro Principe, siamo più ricchi con gli insegnamenti del Maestro.

Annamaria Palmieri
Il mondo della scuola oggi piange la perdita di Giancarlo Cerini, portato via da un brutto male contro cui ha lottato strenuamente.
Giancarlo costituisce un esempio fulgido di scuola militante: non si è mai fermato, non ha mai  fatto mancare alla comunità scolastica, nonostante i dolori privati e la malattia, il suo contributo da studioso e ricercatore.
Interprete dei cambiamenti della scuola, esegeta delle indicazioni, appassionato e massimo esperto dello 0-6 , Giancarlo era un uomo di grande levatura intellettuale e di animo gentile, idee decise e spirito combattivo, e non ha mai declinato l'invito alla partecipazione a incontri ed aggiornamenti  nella nostra città come in tutta Italia.
"Ho conosciuto Giancarlo Cerini nel Cidi, Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, di cui era uno dei principali esponenti, animatore insieme ad altri del coordinamento nazionale, del dibattito sull'innovazione didattica, sulla competenze, sulla valutazione. Da giovane insegnante mi sono formata all'idea della scuola democratica e inclusiva grazie a quell'humus vitale, fatto di ricerca, opinioni diverse, aggiornamento continuo.   La sua vasta produzione bibliografica, manualistica e saggistica, ha formato decine, forse centinaia di migliaia di insegnanti e dirigenti.
Addio, caro Giancarlo, il tuo sorriso e la tua sincera e combattiva passione ci mancheranno moltissimo. Con te se ne va un pezzo di scuola democratica, a noi il compito di darle forza e continuare a lottare."

Antonella Bruzzo
Grazie Giancarlo davvero di cuore per l' impegno di tutta una vita per la scuola delle bambine e dei bambini, grazie per il tuo infaticabile andare in giro portando in molti luoghi del paese il tuo contributo prezioso e competente, grazie per il tuo saper ascoltare e tenere insieme diversi punti di vista, grazie per tutto quello che hai fatto in questo ultimo anno per i piccolissimi ed il loro diritto ad un nido e ad una scuola dell'infanzia di qualità , grazie per aver testimoniato fino all' ultimo il tuo impegno appassionato. Ci manchi, ci mancherai tanto, continueremo a portare avanti il tuo impegno, grazie amico caro, che la terra ti sia lieve.

Simonetta Fasoli   Ricordando Giancarlo Cerini
Ho conosciuto Giancarlo Cerini trent'anni fa, nei seminari di formazione organizzati dalla CGIL Scuola per i neo-presidi.
Da allora l'ho incontrato in tantissime occasioni, nei contesti istituzionali e in quelli associativi. Le sue riflessioni, i suoi scritti sono stati per me una fonte preziosa di conoscenza, fino all'ultimo.
Sapeva essere dialogico e rigoroso, capace di quella umiltà profonda che non si atteggia mai a falsa modestia. Mi colpiva sempre il fatto che non si presentasse mai ad un incontro, sia esso di dieci o di duecento persone, senza aver preparato il suo contributo, con appunti fitti, pieni di note e rimandi, scrupolosamente. Consideravo questo un segno del suo rispetto autentico verso gli interlocutori, della sua consapevolezza di maneggiare temi delicati e di inesauribile valore.
Anche nelle questioni più controverse, nella convergenza o nella diversità di posizioni che andavo registrando, trovavo comunque una sintonia di fondo che nasceva da una comune passione per l'educazione e la scuola, dalla spassionata ricerca di terreni di confronto. Sapeva essere persona delle istituzioni con dignità, intelligenza del cuore e spirito costruttivo, lontano da ogni scelta di comodo o opportunismo mascherato. Di poche, veramente poche persone si può dire questo. Averlo conosciuto è stato un privilegio, ricordarlo con stima profonda è un dono della vita, che mi riempie di gratitudine. Con il tempo, la gratitudine sarà più forte del dolore che adesso sembra avanzare senza argini.

Emanuele Barbieri   Un saluto a Giancarlo Cerini
Ora che Giancarlo Cerini ci ha lasciato, la scuola è più sola. Siamo tutti più soli.
Giancarlo era un punto di riferimento certo: per qualsiasi problema che riguardasse la scuola ci si poteva contare.Un esempio per tutti, un maestro per molti, un amico per quelli che hanno avuto il privilegio di incontrarlo e di lavorarci insieme.
L’ho conosciuto come dirigente tecnico, una figura sempre più rara e di cui ci sarebbe particolarmente bisogno. Lispettore Cerini, competente, capace di prendersi cura della scuola, degli insegnanti, dei dirigenti scolastici. Sempre in movimento per rispondere alle domande più diverse, disponibile a dare una mano ai collegi dei docenti, alle associazioni, all’amministrazione scolastica, quando richiesto.
Un intellettuale raffinato, sempre disponibile e mai arrogante. Ho lavorato con Giancarlo per quasi 2 anni e per un tempo molto più lungo ci siamo frequentati e mi sono sentito onorato della sua amicizia.
La vita gli ha inferto colpi tremendi, come la morte della figlia Beatrice, ma Giancarlo, con Loretta sempre vicina, ha saputo reagire senza deflettere dal suo impegno nella scuola e per la scuola. Neppure la malattia che lo ha portato via è riuscita a fiaccare la sua passione.
Venti giorni fa ho seguito la sua presentazione delle linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei.  Affaticato ma lucido ha esposto proposte e prospettive ed ancora una volta è emersa la sua capacità di affrontare questioni complesse con ragionamenti chiari, apparentemente semplici, ma sostenuti da una robusta cultura pedagogica. O forse sarebbe più esatto dire cultura senza aggettivi. Perché Giancarlo, come pochi, possedeva il sapere e la saggezza necessaria a metterlo a disposizione degli altri. Le sue citazioni non erano mai esibizioni libresche ma sembravano quasi reminiscenze di discussioni con maestri ed amici a lungo frequentati.
Giancarlo mancherà ai suoi cari, ai suoi tanti amici e alla scuola tutta. Dare continuità al suo impegno è un modo per far fronte a questa mancanza.

Paolo Mazzoli   Una ballata per Giancarlo
Quando tutto sembrava concluso, alla fine di luglio, e molti agognavano il mitico stacco agostano (sempre più tardivo, sempre più breve) mi arrivava la telefonata di Giancarlo: “sono qui nella mia pinetina, sto raccogliendo, con Mariella (Spinosi), una quarantina di pezzi brevi su… (curricolo? autonomia? territorio e scuola? valutazione?...), ti va di farne un paio?”. E io, con la voce un po’ tremante: “per quando?”. “Non preoccuparti: a fine agosto dovremmo cucirli tutti insieme, ma anche ai primi di settembre va bene”. E io mi preoccupavo, invece.
Ma io quelle telefonate le amavo lo stesso. Mi piaceva sentire la sua voce romagnola, dolce e elegante, anche se faceva considerazioni politiche quasi sempre piccantine. Immancabilmente se ne usciva con una delle sue metafore luminose, benevole, talvolta un po’ fanciullesche. Non solo la “ballata popolare”, che la prima volta era riferita a come dovrebbero essere le riforme della scuola, ma anche molte altre. La “mossa di Berlinguer”, le “virtù della scuola dell’infanzia”, “l’àncora per la valutazione”, “la buona scuola in controluce”, “lo spirito dei comprensivi”, ecc. Giancarlo era anche un titolista nato.
Non si poteva dire no a Giancarlo, anche perché lui diceva sempre sì. Andava dappertutto, in tutta Italia. Dalle microscopiche associazioni locali ai grandi eventi istituzionali.
Quando gli chiedevamo se poteva “passare a Roma”, lui mi elencava i posti dove aveva in programma di andare. Era capace di andare in decine di posti nella stessa settimana. Di giorno e di sera, il sabato mattina e, qualche volta, pure il sabato pomeriggio, e la domenica.
La sensazione che dava era di voler raggiungere tutte le scuole, tutti i dirigenti, tutti gli insegnanti. Poter parlare di persona anche con i gruppi più remoti. Viene da dire che, oltre a dare un importante contributo alla scuola italiana, Giancarlo sia riuscito a dare un contributo individuale, personale, alle persone che vi lavorano, prese per mano una per una.
Ricordo i suoi appunti fitti fitti. Scritti ai margini del testo, dritti, obliqui, con lunghissime code sul retro del foglio; facevano l’effetto del “diario sul lenzuolo” esposto nel museo diaristico di Pieve Santo Stefano.
E poi c’è un’altra grande dote di Giancarlo che, in questo momento di dolore e di struggente nostalgia, emerge su tutte. La capacità di indicare soluzioni e strategie per portare avanti progetti e politiche per la scuola, anche quando i soggetti interessati erano tutt’altro che concordi. La sua naturale attitudine a trovare il bandolo della matassa. O almeno: a proporre un “modo di vedere la situazione” che aiutasse il maggior numero di persone a convergere, a costruire quello che andava costruito.
Solo due esempi: le Indicazioni nazionali del 2012 e il RAV per la scuola dell’Infanzia.
Nel testo delle Indicazioni del 2012 non c’è solo la mano di Giancarlo che scrive, lima e rivede molte parti del testo. C’è anche il “fuoco di copertura” di Giancarlo per reclutare il maggior numero di alleanze, per proteggere il documento da attacchi ostili e agguati politici. In definitiva: per contribuire a far percepire le nuove Indicazioni come qualcosa che fosse allo stesso tempo vicino alla quotidianità delle scuole e capace di indurre innovazione nelle direzioni più ambiziose e promettenti. Ricordo ancora che, nell’estate del 2012, Giancarlo fece leggere la sezione della scuola dell’infanzia della bozza del documento a decine di gruppi di insegnanti e dirigenti di varie regioni d’Italia. E raccoglieva personalmente, con certosina precisione, le osservazioni che ne scaturivano.
Qualcosa del genere avvenne con il Rapporto di valutazione per la scuola dell’Infanzia.
Per la scuola dell’infanzia Giancarlo avrebbe lavorato di notte, indefessamente, senza risparmiarsi. In quel caso Giancarlo si propose come mediatore nei confronti degli ambienti associativi e sindacali più avanzati ed esigenti, che tendevano a vedere come pericoloso, se non blasfemo, qualsiasi tentativo di misurazione della qualità del servizio. Giancarlo ci “costrinse” a parlare con tutti, anche con i soggetti più diffidenti. Ma i risultati furono evidenti. Alla consultazione volontaria che fu lanciata nel settembre del 2016 risposero 3.800 scuole, e alla successiva sperimentazione parteciparono quasi 1.800 scuole. Numeri esaltanti.
E poi, e poi… Non finirei mai di dire di Giancarlo e del suo “amore costruttivo” per la scuola. Ma non sarebbe comunque E poi, e poi… Non finirei mai di dire di Giancarlo e del suo “amore costruttivo” per la scuola. Ma non sarebbe comunque possibile.
Ora tocca a noi organizzare una grande ballata popolare per dire grazie a Giancarlo.

Cidi di Bari
Quanti ricordano questo pomeriggio di impegno culturale e politico nella scuola media Balilla di Bari qualche anno fa? Parlava Giancarlo Cerini e tutti erano attenti e partecipi. Era sempre così quando Giancarlo veniva a Bari per inaugurare l'anno sociale del Cidi o per condurre un seminario, tenere una lezione. Giancarlo ci ha lasciati ieri e noi del Cidi di Bari lo ricordiamo affettuosamente e con gratitudine. Ci ha dato molto con le sue parole e con il suo esempio. Era il portavoce culturale e politico di una esperienza scolastica profondamente democratica e partecipativa. Era l'ispettore ministeriale e l'esperto intellettuale che aveva ogni giorno davanti agli occhi i banchi delle scuole, i visi degli studenti, gli sguardi dei docenti con i loro dubbi e le loro domande. Era convinto che la politica scolastica, le leggi i regolamenti devono nascere dalla esperienza concreta dell'insegnamento e non solo dalla astrattezza delle teorie. Giancarlo è stato un lievito riformatore, ha dato forza e lucidità al meglio della scuola italiana, ci ha fatto fare bella la scuola e amare il nostro mestiere. Ci mancherà.

Dario Missaglia
Giancarlo Cerini ci ha lasciato. La malattia che da tempo lo costringeva a una condizione difficile, è stata implacabile. Scompare una figura che ha lasciato un segno forte e gentile nel mondo della scuola.
Lo ha lasciato nell’amministrazione scolastica, come Ispettore per tanti anni in Emilia Romagna a contatto con la scuola e da ultimo nel Ministero di Viale Trastevere in cui fino a pochi giorni fa lavorava con la consueta passione sulle indicazioni pedagogiche per lo 0/6; lo ha lasciato nel mondo associativo con la sua presenza per molti anni nel Cidi di cui è anche stato Presidente; nel contributo di tanti libri e saggi, figli della sua passione per la ricerca educativa e per il cambiamento della scuola promosso dal “di dentro”, dalla crescita della cultura e della sensibilità professionale dei docenti e dei dirigenti scolastici.
È stato sempre vicino alla Cgil. Con lui ho avuto, per più di 30 anni, innumerevoli occasioni di confronto, di iniziative pubbliche, di convegni e assemblee. Anche di dissensi, mai di conflitti. Giancarlo amava in particolare la scuola dei più piccoli, la scuola dell’infanzia, la scuola elementare e negli ultimi anni il difficile percorso di crescita dello 0/6. Il documento sulle linee pedagogiche per lo 0/6 è il suo ultimo testamento pedagogico che ha sostenuto anche quando ha percepito con amarezza e con la stanchezza della malattia, una certa solitudine. Con la sua ostinazione e fiducia, ha continuato a scrivere e comunicare.
Ci sarà tempo, come Associazione con cui dialogava volentieri, per ricordarlo e richiamare il suo contributo generoso di cultura e proposta pedagogica. È stato riferimento di tante, tantissime maestre e di quel mondo dell’infanzia che vedeva in loro e che ci sapeva rappresentare.
Oggi è il momento dell’omaggio a un amico e compagno di viaggio. Del silenzio e della vicinanza ai suoi affetti più cari.

Davide D'Amico 
Se ne va un pezzo da 90 della scuola. Il “guardiano” e il “faro” del mondo della scuola. Chi lavora nel sistema istruzione non può non conoscere l’ispettore Giancarlo Cerini. Per me che ho avuto la fortuna di collaborarci  veramente, per oltre 6 anni del mio periodo di dirigenza sui temi della formazione,  è qualcosa di più. Un amico , un mentore , un coach. Sempre pronto nonostante fosse in pensione  a sostenere il mondo della scuola, “le maestre elementari”, i docenti i dirigenti scolastici il personale ATA. Sempre disponibile con tutti , a me ha fatto conoscere la complessità del mondo della scuola,  l’importanza di ascoltare il territorio  prima di intraprendere qualsiasi decisione a livello Ministeriale e molto altro soprattutto dal punto di vista umano . Gli piaceva fare il formatore, parlare alle comunità scolastiche, chi ha sentito almeno un suo intervento in un convegno, non può non aver costatato l’amore e la passione  con cui si prendeva a cuore i temi della scuola. Chiunque sarebbe stato ad ascoltarlo per ore. Da ultimo il tema dello 0-6, su cui ha contribuito attivamente al coordinamento delle linee pedagogiche. A volte mi chiamava e mi diceva allora come andiamo con la circolare della formazione, la hai fatta ? Guarda che devi anticipare, quest’anno devi uscire prima , i docenti hanno bisogno di formazione. Nei nostri “spaghettini “nei ristoranti vicino al ministero, le rare volte che avevamo tempo,parlavamo di innovazione di modelli formativi, che poi sono stati messi in pratica nel corso del tempo mentre ero al ministero. A volte non condividevo alcune sue idee organizzative, avevamo anche opinioni contrastanti,ma ne parlavamo  e era il momento per creare qualcosa di nuovo e condiviso sempre per il bene della scuola. Negli ultimi tempi stava male, non comunicava quasi più se non con qualche whatsapp con me. Ma era comunque sempre operativo, scriveva , pubblicava, si dedicava allo 0-6. Un vero innovatore della scuola, una persona umile, un amico sincero , un uomo di Stato! Sono molto scosso da questa perdita!Grazie Giancarlo per quello che mi hai dato in questi anni  mi piace ricordarti con questa foto, in cui sorridente facevi innovazione dal basso nella scuola.

Franco De Anna
Caro Giancarlo, sto tentando disperatamente di uscire dal silenzio che da ieri sera mi blocca (la notizia me l’ha passata un comune amico poco dopo le 22.30), non solo per il dolore che sento, ma anche per la resistenza a cercare e trovare parole che lo descrivano sinceramente, capaci di disfarsi delle inevitabili funzioni “difensive” che la parola, come ogni altra “rappresentazione” finisce per assumere. Soprattutto nel lutto.
Ho sempre declinato un certo imbarazzo nei nostri rapporti.
Chi mi è più vicino sa che spesso quando mi descrivo in termini autoanalitici dico “io sono terroso”.
Ecco l’interazione con te, sempre dedicata al contesto professionale, sia pure con tutta l’umanità possibile, mi confermava tale giudizio su me stesso.
Ho sempre guardato, tra l’ammirazione e l’interrogazione stupita, alla tua capacità analitica, fino al particolare più dettagliato (qualcuno ha mai avuto l’occasione, seduto accanto al tavolo della medesima conferenza, di dare un’occhiata alle scalette dei suoi interventi, e ai suoi appunti?) mentre io ho sempre teso a “sgombrare il campo” e “potare”.
La tua dichiarata “mitezza” in realtà usava il bisturi. A me viene di scrollare l’accetta…
Di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni andavi alla puntuale ricerca del nuovo possibile, indicando l’impegno, anche di orizzonte ridotto, ma comunque capace di cambiare la realtà… Io mi rotolo nella terrosa semplificazione dei “no”.
Contemporaneamente eri di una grande capacità di programmazione (senza la quale non avresti potuto fare le tantissime cose che ti impegnavano e che proponevi a tutti noi)
A ripercorrere i nostri rapporti professionali mi vien da dire che nulla era lasciato all’improvvisazione.
Avevamo formazione e interessi assai diversi: io nulla so di pedagogia, e tanto meno di istruzione primaria o dell’infanzia.
Ma avevamo anche opinioni a volte assai diverse sulle politiche dell’istruzione e sui caratteri dell’ordinamento da cambiare o sul funzionamento della Pubblica Amministrazione. Pure spesso mi hai sollecitato interventi e contributi sulle tue riviste proprio su quei temi. Scelte certamente generose, ma altrettanto certamente e comprovatamente “mirate” rispetto al comune orizzonte innovativo.
Non so, (me lo sono sempre chiesto…) se nella mia sbrigativa “terrosità” sarei stato capace di altrettanto coinvolgimento.
Il dolore che da ieri sera mi zittisce e a cui sto stentatamente cercando di dare parole (e sempre nel dubbio che forse il silenzio sarebbe più opportuno) è dunque fortemente radicato: non solo con te scompare un protagonista essenziale del comune orizzonte operativo del mondo dell’istruzione, un segmento portante delle istanze di innovazione di quel mondo, ma anche una sorta di specchio che restituiva le deformazioni “terrose” del mio modo di viverci all’interno.
E dunque dava l’opportunità anche a me stesso di migliorarmi.
Non so come farò a non chiedermi, come mi accadeva spesso di fare, di fronte a tante questioni della scuola italiana, e ai miei "terrosi" pensieri, “cosa ne penserà Giancarlo?” Addio.

Antonio Crusco
Salutare qualcuno è sempre difficile, ancora di più se dobbiamo salutare una persona a cui vogliamo bene, perché a Giancarlo tutti vogliamo bene.
Da ieri sera il mondo della scuola ha perso una delle sue guide più illuminate e lungimiranti, un pedagogista sensibile e attento, un Maestro.
Per noi Giancarlo era e resta un amico, con cui abbiamo condiviso un lungo percorso, ricco di intuizioni e di successi, professionali e umani.
Il sentimento che assale tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo è quello della perdita, il vuoto incolmabile di una figura del suo calibro.
A noi, però, piace ricordare quello che ci ha lasciato: l’amore per la scuola, la passione per le idee, la cura e l’attenzione per i più piccoli, la caparbietà delle scelte, la fierezza delle posizioni, il rispetto dell’altro, l’onestà intellettuale, la capacità di fare squadra.
Ci stringiamo con affetto alla sua famiglia, lo stesso affetto che ci ha fatto sorridere insieme tanto a lungo.
Ciao Giancarlo, resterai sempre con noi.

Franco Lorenzoni  
Provo grandissima tristezza per la morte dell'amico Cerini. Giancarlo è stato un compagno di viaggio fuori dal comune. Ho avuto la fortuna di lavorare con lui per sei anni nel Comitato scientifico per l'accompagnamento delle Nuove Indicazioni del 2012 e nei frequenti incontri lo ascoltavamo sempre con attenzione, perché dei tanti problemi e questioni aperte della scuola di base sapeva praticamente tutto. 
Non c'era argomento di cui non amava discutere, sempre con intelligenza, pacatezza e determinazione nel cercare le soluzioni migliori. 
Da insegnante, dirigente scolastico e ispettore ha segnato la scuola italiana. Instancabile promotore di ricerca e innovazione ha percorso in lungo e in largo l'Italia per spronare noi insegnanti ad accettare le sfide dell'educare puntando sempre in alto.
Riformista convinto e tenace, si è speso fino all'ultimo giorno nel lavoro per la qualità dello 0-6, perché credeva con convinzione che bambine e bambini avessero diritto alla migliore scuola fin dai primissimi anni. 
Amava dire che una buona riforma deve somigliare a una ballata popolare perché credeva davvero nella partecipazione attiva di tutte e tutti come condizione per trasformare davvero la didattica, non solo a parole.
Grazie Giancarlo per tutto ciò che ci hai dato. 
Abbiamo ancora tanto da imparare da te.

Il Coordinamento nazionale per le politiche dell'infanzia e della sua scuola esprime smarrimento e dolore per il vuoto lasciato dalla perdita dell'amico e consigliere Giancarlo Cerini.
Un vuoto che colpisce l'intera comunità educante nazionale e non potrà essere colmato se non con la riflessione sul costante contributo da lui offerto allo sviluppo della cultura pedagogica che ha lasciato a tutti noi.
Un lungo cammino svolto al fianco del Coordinamento, nella sua storia quasi trentennale, a difesa dell'infanzia, della identità della sua scuola e delle professionalità che vi sono impegnate.
Una passione di cura e dedizione insuperabile nei contesti in continua evoluzione della scuola italiana.
A tutti mancherà la sua profonda conoscenza dei delicati meccanismi che regolano la relazione educativa, degli equilibri e dei rapporti tra la scuola, la famiglia e le istituzioni, nella complessa gestione di atti educativi di senso e significato per i bambini grandi e piccoli, che grazie al suo contributo di ricerca sono e saranno cittadini migliori.
Ci riconosciamo come frutti germogliati dalla disseminazione di una eredità che dobbiamo coltivare come quella dei grandi maestri sensibili, rispettosi, potenti che come Giancarlo, ci è stato dato di incontrare.
Antonietta D'Episcopo (Aimc), Carmen Lanni (Andis), Angela Maria Petrone (Cidi), Maria Anna Formisano (Fnism), Anna D'Auria(Mce), Manuela Calza (Flcgil), Ivana Barbacci (Cisl scuola), Noemi Ranieri (Uil scuola), Francesca Pellicone, Pierfrancesco Ramero (Snals Confsal)

Giscel nazionale 
Da oggi non è più con noi Giancarlo Cerini, uomo di scuola dalla grande vivacità intellettuale e dall’instancabile impegno per il rinnovamento dell'istituzione scolastica.
Lo abbiamo sempre stimato non soltanto per la competenza in campo pedagogico e culturale ma per la passione, l’ottimismo, la capacità di mediare, la mitezza. E soprattutto lo abbiamo apprezzato come amico del GISCEL, pronto a lavorare insieme a noi in tutte le occasioni. Anche negli ultimi giorni della sua vita, con grande generosità, ha voluto scrivere un articolo per ricordare Tullio de Mauro nel giorno del suo compleanno.
Giancarlo si è preso cura della scuola italiana e di chi in essa vive: i docenti, i bambini e i ragazzi. Noi del GISCEL gli abbiamo sempre voluto bene e continueremo a volergliene.
Da stamattina ci sentiamo più soli.

Mara Pacini   
Che privilegio avere  ascoltato, lavorato, riflettuto insieme  a Giancarlo Cerini,  averlo incontrato, avergli parlato, avere  riconosciuto in Lui un autentico appassionato difensore dei diritti delle bambine e dei bambini, sostenitore instancabile del valore della Scuola, da quella "dei piccoli" a quella dei grandi, promossa attraverso la partecipazione attiva  ad innumerevoli  iniziative di aggiornamento e formazione in tutto il territorio nazionale, che ha attraversato in lungo e in largo, rispondendo sempre alla crescente richiesta di aiuto e chiarezza istituzionale da parte dei tanti addetti ai lavori. 
Come facesse a tessere una trama piena di dettagli e dati sulla situazione globale, scendendo in particolari sempre calzanti e vari, specchio delle molteplici realtà  anche molto diverse tra loro,  con  esempi raccolti sul campo, dalle testimonianze dei protagonisti della vita scolastica, senza mai perdere il filo, ha sempre suscitato la mia più grande ammirazione. Ricordo gli appunti sui tantissimi fogli con fittissima calligrafia, sottolineati, evidenziati, mappe ricchissime di spunti, idee, intrecci.... Preziosi manoscritti, capolavori nella forma, oltre che nella sostanza, anche perché ogni volta c'erano immagini nuove, suggerimenti e notizie inedite, idee nascenti che ti rinnovavano la voglia di approfondire, studiare, ricercare, condividere.
Grazie magnifico Ispettore, che avrei voluto Ministro della Pubblica Istruzione, uomo gentile,  umile, generoso, sapiente, saggio, colto, spiritoso, appassionato…
Restano con noi molti scritti, libri, articoli, e registrazioni, perché Giancarlo Cerini bisogna vederlo e ascoltarlo: il modo di parlare, la voce, l'espressività, non ti permettono di distrarti, non puoi perdere  niente, nemmeno una parola. Come  nella conferenza del 31 marzo, quando mi è parso di vedere bambine e bambini per mano ai genitori, arrivare ai bellissimi "campus"  allestiti con maestria e competenza da professionisti di varie specificità, finalmente uniti per e con i nostri piccoli preziosi cittadini.
Il dolore è insopportabile, ma cammineremo sulle sue orme per non perderci e sentirne la Presenza più della mancanza.

Silvia Minardi   Giancarlo
Ho avuto il privilegio della tua amicizia, il dono delle tue parole e dei tuoi consigli, l’onore di lavorare con te, di vedermi chiamare da te per un confronto franco e senza troppi giri di parole su tante questioni che riguardavano la scuola, la politica e anche la vita privata. Ho avuto da te tantissimo, molto di più di quanto io non abbia potuto darti. Non ci volevo credere quando ieri sera tardi mi è arrivata la notizia della tua morte. Avevamo ancora tante cose da dirci, da scrivere e da fare insieme. Porterò con me tante cose ma oggi riesco solo ad essere triste.

Marco Rossi Doria  
Sono molto molto triste. Ieri sera è morto Giancarlo Cerini. Un amico. Una guida e un compagno di viaggio prezioso per tante e tanti di noi. Una persona di rara disponibilità, gentilezza, umanità.
Giancarlo è stato – vorrei poter dire “è”, al presente - il vero Ispettore della Repubblica come dovrebbe essere, che sa di scuola e di mondo, che ha una sconfinata cultura pedagogica e al contempo organizzativa, giuridica, amministrativa e che spazia nelle conoscenze di ogni apprendimento umano, che ha metodo di lavoro, che sa fare squadra e costruire squadre, che non nasconde le criticità ma lavora sempre al miglioramento possibile e alla costruzione di legami, proposte, soluzioni percorribili e soprattutto nuovi sentieri, anche visionari ma “che si possono attuare insieme”.
Ma Giancarlo è stato molto più di questo. E’ stato un vero creatore di politiche pubbliche. La prospettiva dello zero-sei in Italia non vi sarebbe stata senza di lui. La sua ultima fatica pochi giorni fa – le linee guida per il sistema integrato zero-sei presentato per la consultazione nazionale – reca il segno del suo metodo e della sua etica partecipativa, radicalmente democratica, di servizio anche quando le forze stanno venendo meno.
Giancarlo è stato un promotore di politica pubblica per il bene comune rivolto a ogni età. Lo è stato - come per lo zero-sei - per l’innalzamento dell’obbligo d’istruzione, per le indicazioni nazionali, per l’inclusione dei bambini con bisogni educativi speciali, per le azioni per l’inclusione di bambini/e e ragazzi/e stranieri, per le complesse relazioni tra formazione professionale e istruzione, per decine e decine di temi cruciali e, poi, di dispositivi di legge e circolari atte a inverare le ispirazioni, le proposte, le norme nel vivo della realtà, insieme a chi la scuola la fa ogni giorno. Un grande uomo di squadra, co-costruttore nazionale, regionale e locale di un’infinità di pensiero positivo, public policies, azioni sul campo, con al centro, ogni volta, i/le bambini/e e ognuna e ognuno di loro.
E per poter tenere insieme tutto questo Giancarlo scriveva e divulgava creando cultura pedagogica vera: pubblicava e chiamava a pubblicare, promuoveva costante confronto, ri-annodava diverse sensibilità, rimescolava le posizioni di parte, spingeva a scoprire uno sguardo più largo, riparava da facili conclusioni.
Tutto questo ha un’origine. Giancarlo è cresciuto nell’insegnamento innovativo e non se ne è mai dimenticato. Così, era metodicamente impegnato a interrogare e interrogarsi sulle cose di scuola e dell’educare fuori scuola aggiornandosi sui dibattiti, le ricerche, le nuove prospettive non solo nel paesaggio italiano ma in quello europeo e mondiale. Aveva insegnato bene. Conosceva la fatica dell’innovare la scuola e dell’innovare in Italia. Sapeva riconoscere nel lavoro ordinario e anche nei momenti non buoni le potenziali promesse, le vie per uscirne bene, le riparazioni possibili.
Aveva la bussola ben chiara: ogni didattica può diventare innovativa se si procede, con pazienza e metodo, per sviluppo prossimale e lavorando insieme, tra docenti, tra scuola e casa, tra scuole e territorio e terzo settore e enti locali, tra istituzioni e con i cittadini, tra chi opera e chi decide. Aveva la bussola ben chiara: ogni proposta di rete, ogni dispositivo giuridico o organizzativo, ogni didattica ha senso se è intimamente legato alla cura della relazione educativa nella classe, nella scuola e con ogni bambino e bambina, ragazzo e ragazza.
Soprattutto Giancarlo voleva bene ai bambini e alle bimbine. Li sapeva osservare, ascoltare, mettere al centro dei pensieri.
Oggi voglio ricordare i giorni passati a limare le Indicazioni nazionali delle quali Giancarlo è stato appassionato, meticoloso e sapiente redattore. Ricordo come, ogni volta, le scelte delle parole diventavano l’artigianato pensato per i docenti nel loro lavoro concreto, quotidiano con chi sta imparando. Il come un bambino e una bambina imparano doveva prendere la forma delle indicazioni. E ricordo la volta, a casa di Tullio De Mauro, nella quale riprovò a scrivere in modo semplice e sorvegliato il come dire alle maestre e ai maestri dell’importanza anche del fare un dettato senza per questo smentire la scuola innovata nella quale crediamo. Ricordo la ricerca della frase corta e chiara, le parole, il sorriso.
E’ davvero un peccato che Giancarlo non sia con noi ora che siamo di fronte ai mesi del dopo-covid che egli immaginava come la grande, nuova, difficile occasione per rendere possibile, insieme a tanti e tante, la prospettiva di una scuola più rigorosa e più accogliente e perciò innovata, per la quale si è così ben speso lungo tutta la sua vita.

Rosalba Marchisciana
Era il 4 Maggio del 1999 quando ebbi l’onore di ascoltare per la prima volta la relazione appassionata dell’Isp.Cerini sulla scuola dell’infanzia. Nel “salone dei 500” a Palazzo Vecchio, gremito di docenti delegati provenienti da tutta Italia, il silenzio solenne era squarciato dal carisma pacato del “Gentiluomo della Scuola”. Quella carica di entusiasmo composta e sempre conciliante è stata la forza e il sostegno propulsivo per tutto il mondo della scuola , per i bambini e le bambine della scuola italiana dalle Alpi alla Sicilia, uniti da un unico valore e da un unico collante : la Scuola e la passione professionale.
Quella carica motivazionale ha accompagnato il suo impegno indefesso per promuove innovazione ragionata ed equilibrata procedendo per piccoli passi ma sempre verso orizzonti lungimiranti...senza mai perdere il contatto con la scuola agita e il contatto con i docenti ed i dirigenti, entusiasta di conoscere da vicino realtà scolastiche in fermento.
È stato un onore per me condividere negli ultimi 20 anni di amicizia professionale, pensieri, riflessioni, progetti e proposte e sopratutto promuovere a Gela insieme alla grande famiglia del CIDI eventi formativi... era il Gennaio del 2020... forse uno tra gli ultimi in presenza .. Si poneva attenzione alla introduzione della educazione civica, alle responsabilità dirigenziali, alla attuazione del sistema integrato “zero-sei”.“Non potevo mancare alle iniziative promosse dal CIDI-Gela e dalla madrina delle sezioni primavera”.
Infinitamente grati per tutto ciò che ci hai insegnato, proveremo a continuare il Tuo lavoro.
Ma il vuoto sarà incolmabile.

Centro risorse pedagogiche
Caro Giancarlo Cerini, la tua scomparsa ci ha colte impreparate: ci hai accompagnato per quasi tre decenni e ora sembra difficile ricordare quante volte, nonostante tutti i tuoi impegni, sei venuto a Fossano per le iniziative del Centro Risorse! Ne ricordiamo due su tutte. Il 2 e 3 febbraio 2001, per il “lancio” del Centro Risorse Territoriale e quindi per il primo incontro del suo comitato scientifico, di cui sei stato sempre membro effettivo e sostanziale insieme a Giovanna e Donatella. L’ultima volta in cui ti abbiamo avuto a Fossano e Cuneo è stato il 5 aprile 2019, quando ci hai raccontato con la tua appassionata chiarezza i punti su cui incardinare il sistema integrato 0-6. In mezzo e oltre, tanti incontri e tante collaborazioni con i quali ci hai dato l’opportunità di uscire dal nostro territorio per tornarci sempre arricchite.
Vogliamo però soffermarci sul Centro Risorse, quel laboratorio pedagogico, fermento di formazione che hai contribuito appunto a far nascere, figlio della legge dell’autonomia e di persone come te lungimiranti, che hanno creduto nella forza della democrazia, nel confronto che fa crescere, nel partire dall’ascolto di tutto il personale scolastico ed educativo.
La disponibilità e l’ascolto ti hanno sempre contraddistinto: ogni volta che in questi ultimi trent’anni, la scuola ha attraversato riforme o cambiamenti, non sempre facili da affrontare senza smarrire le proprie identità, tu sei stato presente: puntuali erano le tue pubblicazioni ma anche le tue presenze ai numerosi convegni sui territori: non ti risparmiavi!
Dai tuoi incontri ogni volta si usciva con nuovo slancio: con il tuo linguaggio capace di immediatezza e al contempo “denso” di significato, con la tua passione, valorizzavi le diversità di ogni ordine di scuola spingendolo ad andare oltre la difficoltà del momento e a superare la frammentazione tra i vari segmenti scolastici ed educativi!
Tu sei stato non solo un grande ispettore e dirigente tecnico del MIUR, ma un grande visionario: l’uomo che sapeva “tenere insieme” e far emergere le preziosità di ciascun ordine perché non hai mai perso il contatto con la base d

Elisabetta Degl'Innocenti   
Triste, tristissima notizia. Giancarlo Cerini, una persona dedita alla scuola, competente come pochi e sempre brillante e creativo, disposto a guardare con ottimismo ai cambiamenti: ti ho conosciuto e frequentato negli anni che tu ricordavi come fondamentali nella tua formazione politica e culturale, quelli del CIDI a fianco di Luciana Pecchioli, e qualche volta è capitato che che ti incontrassi di nuovo, sempre simpatico e affettuoso. Continuavo a seguirti in un'attività formativa che hai indefessamente proseguito con rara intelligenza. Ciao Giancarlo. Addio a una parte importante della vita di tanti colleghi. Quello che hai elaborato per la scuola, soprattutto dei più piccoli, resta: nei tuoi scritti e nelle realizzazioni che hai ottenuto da quel grande maestro che sei stato e che sei.

Micol Tuzi
Ci ha lasciati Giancarlo Cerini, dirigente tecnico della commissione Zerosei, non prima di regalarci, a fine marzo, le tanto attese linee guida.
Una grande perdita per il mondo della pedagogia e per tutti coloro che interpretano il loro mestiere anche come "advocacy politica", ovvero non come teorizzare in astratto dei diritti dei bambini, ma come creare le condizioni affinché quegli stessi diritti siano esigibili.
Si, perché quelle condizioni o le creano gli adulti, oppure i diritti restano slogan farfugliati al vento.
La terra ti sia lieve, maestro.
Giuro che il tuo insegnamento continuerà a camminare sulle mie gambe e si tradurrà in concrete realtà.

Gabriella Cantarini
Giancarlo Cerini è stato una guida per tanti di noi: colto e competente, disponibile, pacato, chiaro. Una Persona gentile, capace di ascoltare e di proporre, di entrare nei problemi. Un Maestro che ha creduto nella formazione dei docenti e nella scuola di tutti a partire dai più piccoli. Un Uomo importante che metteva la stessa passione e il medesimo impegno e uguale serietà sia che sedesse ai tavoli ministeriali sia che si trovasse tra i banchi con i docenti. E' un grande onore averlo conosciuto e un dolore profondo sapere che non è più tra noi.

Pietro Calascibetta
Ciao, Giancarlo. Non ci sono parole per manifestare il dispiacere profondo per la morte dell’ispettore Giancarlo Cerini. E’ una vera e propria perdita per il mondo della scuola perché è sempre stato una grande risorsa per tutti, per ciascuno di noi operatori scolastici, ma soprattutto per il sistema scolastico nel suo insieme anche ora che era in pensione. Ha sempre lavorato sodo, viaggiando a destra e a manca, ma con modestia e discrezione, mettendosi sempre a disposizione del sistema, delle scuole, delle iniziative, fino all'ultimo.
Capace di ascoltare, osservare trovava sempre le parole e gli spunti per far riflettere tutti su come affrontare i processi di cambiamento. Si è sempre messo al servizio di ciascuna riforma indipendentemente dalla parte politica che l’aveva voluta, aiutandoci a trovare il modo migliore per applicare ciò che di innovativo era contenuto e per affrontarne le debolezze o le ambiguità.
Ha impersonato il profilo di quello che dovrebbe effettivamente essere un ispettore in un Sistema di Valutazione nazionale: un esperto competente in grado di aiutare le singole scuole e i docenti a migliorare e a crescere professionalmente e con questo far sì che ciascun istituto possa effettivamente assolvere al proprio compito. Giancarlo è stato anche uno che “agitava le acque”, come qualcuno ha scritto, un animatore di dibattiti, di iniziative editoriali, una persona che coinvolgeva chi aveva qualcosa da dire e ne valorizzava le esperienze.
Ricordo che con questo spirito si è sempre preoccupato della formazione dei docenti ed è stato sempre vicino alle sperimentazioni, lo ricordo nel sostegno alla mia scuola Rinascita Livi che con Scuola-Città Pestalozzi e la Don Milani tentava nuove strade per fare della scuola militante una vera comunità professionale.
Le Linee pedagogiche 0-6 di cui ha coordinato la stesura sono il suo ultimo impegno professionale. Le ha illustrate in un recente webinar a cui ho assistito potendo così vederlo per l’ultima volta.
Io credo che queste Linee guida a cui lui teneva veramente molto dovrebbero essere lette da tutti gli operatori in tutti gli ordini di scuola soprattutto nella secondaria , ma anche dai genitori. Riguardano apparentemente la fascia dei piccoli, ma toccano dei nodi pedagogici che sono fondativi per il percorso di formazione che impegnerà poi questi bambini per tutta la vita. In questo senso credo che le Linee pedagogiche 0-6 anni possano essere una sorta di testamento professionale per una scuola del futuro da rifondare e l’ ultimo regalo a tutti noi da parte di una persona che amava guardare sempre avanti.

Guglielmo Rispoli   In ricordo di Giancarlo Cerini
Un grande testimone della Scuola che vuole rinnovarsi, un infaticabile lavoratore al servizio dei bambini, dei docenti e dei dirigenti.
Uno studioso umile e dai larghi orizzonti.
Un uomo con una tempra forte che non gli ha mai impedito di ascoltare tutti.
Senza di lui la Scuola italiana sarebbe molto più indietro
Ci diceva siate inflessibili e miti
Avrebbe potuto fare il consulente di vari Ministri dell'Istruzione, largamente il Direttore di un Ufficio Scolastico Regionale o il Direttore di un Dipartimento alla Formazione ed Innovazione.
E' stato un grande artigiano della Formazione e, soprattutto, della corretta divulgazione a fini formativi. Un artista inimitabile ed infaticabile

Antonio Di Tollo
La "Scuola" italiana, quella con la "S" maiuscola, quella che non blatera ma lavora, quella che da sempre ha portato e porta avanti il Paese, senza lesinare forze, tempo, intelligenza, quella che con umiltà e signorilità, con acutezza d'ingegno e con finezza di esposizione, con profondità di pensiero ed agire concreto, fino all'ultimo - come Giancarlo Cerini - pensa guardando "oltre l'ostacolo", come solo i grandi sanno fare, quella scuola oggi piange accorata e sbigottita la scomparsa di Giancarlo Cerini, Maestro e Uomo colto e buono!

Dino Cristanini
Caro Giancarlo,
tante le parole che potrebbero esprimere ciò che hai rappresentato per la scuola italiana e per gli amici e colleghi con cui hai vissuto quarant'anni di vicende: dalla elaborazione dei Programmi per la scuola primaria nei primi anni Ottanta del secolo scorso all'impegno per il sistema integrato zero-sei all'inizio degli anni Venti del nuovo millennio. In mezzo un numero infinito di imprese, gruppi di lavoro, commissioni, scritti, convegni, incontri personali piacevoli. Resta il ricordo di un amico, una bellissima persona, un uomo di scuola di grande competenza, capacità di visione e generosità nell'impegno. Continuerai a vivere nella mente e nel cuore di coloro che ti hanno conosciuto.

Paolo Cortigiani   
È mancato Giancarlo Cerini, maestro, direttore didattico, ispettore, ma soprattutto pedagogista che conosceva, come pochi altri, il lavoro della scuola.
Carissimo ispettore, caro Giancarlo,
quante volte ci siamo scritti negli ultimi vent'anni, ed era sempre un grande piacere leggere le tue risposte. È tristissimo pensare che non succederà più.
In quarant'anni di lavoro nella scuola non ho conosciuto nessun altro capace, come te, di coniugare sguardi lunghi, pensieri profondi con la concreta attenzione alle potenzialità positive della realtà, di tenere insieme rigore intellettuale e concretezza pragmatica, di individuare sempre le possibilità e gli spiragli di cambiamento, che riuscivi a scoprire anche nei peggiori testi legislativi (e ne abbiamo viste tante di brutte "riforme" in questi anni...).
Ci trasmettevi una passione profonda per la scuola, per i bambini e gli alunni, certamente, ma anche per il lavoro dei docenti e dirigenti, che avevi la capacità (rara nell'amministrazione scolastica) di valorizzare e fare conoscere, anche attraverso le riviste che dirigevi e i testi che pubblicavi.
La tua sapienza, la tua cultura pedagogica, la tua intelligenza, la tua mitezza ci mancheranno veramente tanto.
Addio carissimo ispettore.
P.S: Che Giancarlo Cerini non sia stato ministro dell'istruzione è un indice della povertà culturale della politica italiana.

Raffaele Iosa    Addio Giancarlo, amico e fratello di una vita per i bambini
E così ieri, dopo un periodo di lotta coraggiosa al male ci hai lasciato per sempre attoniti e sconcertati. Se esiste l'al di la ti vedo passeggiare con il tuo caracollare a larghi passi a parlare con la tua ritrovata Beatrice. A raccontarle dei tuo nipoti suoi figli dei quali io e te parlavamo spesso. Nelle ultime nostre telefonate dall'ospedale sentivo e ammiravo la tua inesauribile voglia di vivere, scrivere, non fermarsi mai a pensare e dire della scuola. Quando finiva la telefonata piangevo. L'ultima foto che mi hai mandato, magro come un chiodo e la barba da frate cappuccino la terrò per sempre.Eppure fino all'ultimo hai scritto, scritto e parlato. Indimenticabile la tua gioia di un webinar con Bianchi sullo 0-6 cui hai dedicato amore e passione nei tuoi ultimi giorni, ma anche arrabbiato perchè pareva interessare pochi. Ho avuto la fortuna di averti collega  e fraterno amico per 30 anni. Quanti ricordi, quante scintille fraterne tra noi sul fare della scuola, quanti improbabili panini abbuffati al volo in tante stazioni o grill d'Italia. Di te ammiravo invidioso la cura dei pensieri di tutti, con quegli appunti che prendevi con scrittura minuta, con frecce e numeri, per dare un senso al discorrere caotico di un pensare pedagogico sempre più incerto di quest'ultimi anni. Il tuo continuo scrivere, girare,parlare aveva il senso della frenesia generosa  di un maestro innamorato della pedagogia, o meglio dei bambini. Il tuo senso civile di un lavoro nobile e arduo era totale. Ma non dimenticherò mai quanto ci spataccavamo dal ridere a raccontarci quando eravamo ragazzini  figli del popolo, tu e Floriano a fare il garzone di un barbiere, io di un fruttivendolo. La vita ci ha incrociato e la ringrazio di avermi donato la nostra fratellanza. Grazie di essere stato così. 
Semplicemente. Con un affetto oltre la vita e la morte. Per sempre nel mio cuore

Maurizio Tiriticco   Caro grande Giancarlo!
Ho preso adesso dalla mia libreria quel bel volume, ricco di esempi e di schede operative, che scrivemmo insieme anni fa per la Tecnodid, dal titolo "Le nuove schede di valutazione nella scuola dell'obbligo - Indicazioni per la compilazione nella prospettiva della continuità educativa". Gaetano Domenici fece una lunga introduzione. Mi piace pubblicarne l'incipit e l'excipit: "All'inizio del suo diciottesimo anno di età, la legge 517, varata nell'agosto del 1977, vede finalmente coronato il suo principale obiettivo nel campo almeno delle modalità procedurali e strumentali di strutturazione e comunicazione all'esterno del giudizio valutativo scolastico: dal corrente anno la scuola dell'obbligo adotterà infatti modelli definitivi, nel senso di unici, non più 'transitori' o 'sperimentali', di articolazione e di trasmissione dei giudizi valutativi intermedi e finali ----- Il presente volume, anche in forza di uno dei suoi pregi indicati, quello cioè di dar conto contestualmente dei nuovi problemi valutativi sia della elementare che della media, offre un contributo assai utile per la facilitazione della continuità educativa. Le diverse funzioni della verifica e della valutazione scolastica vengono inoltre connesse alle procedure di formazione, e le modalità di strutturazione dei giudizi richieste dalla nuova normativa nella scuola dell'obbligo vengono suffragate da esempi che possono facilitare il sempre più gravoso ma altrettanto sempre più importante compito formativo dei docenti".

Italo Fiorin   Caro Giancarlo
Giancarlo Cerini, un grande uomo di scuola, non è più con noi. Era una sicurezza, un punto di riferimento per tanti, una voce saggia e appassionata, una persona che ha amato la scuola. Era un compagno di viaggio, una persona bella, con la quale ho avuto la fortuna di condividere tante pagine della nostra scuola. Le persone si possono considerare un patrimonio culturale? Giancarlo lo è. Gli educatori, i maestri vivono anche nelle persone che li hanno conosciuti, nelle idee che fecondano nuove idee, nei ricordi che conserviamo nel cuore. Ricordare. Significa riportare al cuore, conservare nel cuore. Un abbraccio grande, Giancarlo, pacato, gentile, intelligente, generoso amico.

Maurizio Muraglia  Amico e maestro
Tanti scriveranno biografie professionali di Giancarlo Cerini che non c’è più. Questo blog farà tutt’altro. Lascerà la traccia di un rapporto antico, che data dalla metà degli anni Novanta. Quando ci incontrammo a Roma nella sede del CIDI nazionale, casa sua e casa mia.
Quando uno decide di credere in te. Tu sei un insegnante che a 35 anni deve imparare tutto e lui scrive pagine di storia della scuola italiana. Un gigante. Amante dei bambini, studioso dei bambini. L’ispettore ministeriale dei bambini. Ci sono tanti modi di credere in te. Ci sono quelli che credono (dicono di credere) in te e non rischiano di metterti in gioco. E ci sono quelli come Giancarlo Cerini, che ti buttano avanti, ti propongono di parlare e di scrivere, ti sponsorizzano, ti fanno volare ben oltre quello che tu pensi di te stesso. Ti insegnano senza insegnarti. Tu lo guardavi e imparavi. E ti contagiava il virus della scrittura perché lui era grafomane ed io volevo essere come lui e mai diventerò come lui ovviamente, ma ogni giorno oggi penso di scrivere qualcosa. Scripta manent. Alcuni di noi ci credono.
E poi a tavola. Quanta tavola insieme, in Romagna e in Sicilia, ma anche a Roma e in tante altre città italiane. Un buongustaio, un amante del buon cibo e del buon vino. E quanti convegni e seminari. Un fanciullo. Se metteva mano a un documento già era contento prima che venisse pubblicato. Mai cinico, sempre pieno di speranza e ottimismo. Mai disfattista, mai giacobino. Sempre a mediare e conciliare gli opposti in vista di un’armonia superiore. Sempre a costruire, con qualsiasi ministro. Anche con quelli che lo mettevano da parte. Ma lui lavorava per le istituzioni. Un giorno Frabboni disse pubblicamente che lui era uno dei sette cavalieri della pedagogia del Novecento. Era il 2002 eravamo a Cesena. Io c’ero. Giancarlo lo guardò commosso come uno scolaretto.
Ricordo i suoi appunti. Strepitosi. Una giungla di frecce freccette parole piccolissime scritte in tanti colori. Assorbiva come una spugna. Stava seduto ai convegni e appuntava freneticamente tutto, perché era incessantemente allo studio, e mentre ascoltava una relazione aveva già in mente un articolo e nel frattempo pensava ad altre quattro persone per altri quattro articoli. Una macchina implacabile di studio e ricerca. Di progetti. Coinvolgeva tanti a pensare, progettare, scrivere, pubblicare. Lascia una mole imponente di strumenti utili per pensare e fare la scuola.
E infine a casa mia. Stanco al termine delle sue escursioni tra le scuole sicule si rifugiava davanti ad un piatto di spaghetti e un bicchiere di vino a casa. E sentivo che stava bene. Non c’erano obblighi di forma.
Perse la figlia più di dieci anni fa, la sua unica figlia, Beatrice, che aveva 35 anni. Fu una prova durissima, che affrontò con coraggio e determinazione. Ma durissima.
Questo post non può essere chilometrico, benché i ricordi potrebbero renderlo tale. 25 anni di amicizia e di collaborazione che si interrompono bruscamente, qualche giorno dopo i suoi 71 anni. Fino all’ultimo scriveva e pubblicava. Fino alla resa. Nel mio pc qualche ipotesi di lavoro, qualche brandello di testo dal titolo “Per Giancarlo”.

Beatrice Mezzina   
Giancarlo, il volto aperto e largo, occhi acuti in uno sguardo disteso, capacità notevolissima di lavoro, mitica borsa carica di documenti e appunti, fu notato subito da Luciana Pecchioli in quello straordinario insieme di menti giovani e acute che fu ed è stata la segreteria nazionale del Cidi, il direttivo, le riunioni allargate. Non voglio ricordare le tappe del suo impegno, note a chi si è interessato di scuola, fino all’ultima occasione, quella del 31 marzo scorso dal Miur in cui riportava le risultanze della Commissione di lavoro sulla scuola 0-6 con voce e aspetto già segnato dalla malattia. Mi piace ricordare la sua disponibilità nell’aiutare i Cidi d’Italia nelle occasioni formative, affollatissime quando si sapeva della sua presenza: trepide maestre e superciliosi osservatori ne erano coinvolti; mai si avvertivano appunti da treno, sempre lavoro pregresso e attenzione. Oggi ho chiamato un’amica che conosceva bene Giancarlo per piangere insieme.

PD Forlì  Con grande dolore abbiamo appreso della scomparsa Giancarlo Cerini. Per prima cosa vogliamo stringerci intorno a tutta la sua famiglia, già segnata da troppo dolore, in questo tragico momento. Poi vogliamo guardare all'uomo, ricordare che Cerini lascia un grande vuoto nel mondo della scuola, al quale aveva dedicato la sua vita, in moltissimi modi diversi: ultimamente da ispettore del Miur, ma prima da dirigente e insegnante e scrittore di molti testi, godendo di grandissima stima, in tutta Italia. Innumerevoli i contributi che ha dato, sempre animato da passione. Tra gli altri ci piace ricordare il lavoro dedicato alla fascia 0-6 anni, per un'istruzione di qualità sin dai primi anni. E' stato divulgatore di un pensiero riformista e come Partito Democratico forlivese abbiamo avuto la fortuna di avere la sua collaborazione per diverse iniziative negli anni, alle quali non ha mai fatto mancare il suo prezioso contributo. Una grande perdita, che lascia però un segno indelebile 

Rita  Bortone   A Giancarlo
Ho conosciuto Giancarlo nei coordinamenti nazionali del Cidi. Responsabili dei Cidi territoriali, accorrevamo a Roma e confrontavamo le nostre idealità, le nostre realtà, le nostre visioni, e costruivamo le politiche associative nazionali. Giancarlo era un giovane direttore didattico che veniva da Forlì. Quei coordinamenti si svolgevano, sulla base di una relazione introduttiva del Presidente nazionale (allora era Presidente Luciana Pecchioli), come successione di interventi dei diversi responsabili territoriali. Durante gli interventi, a seconda dell’interesse che suscitavano, ci si muoveva, si andava a prendere il caffè nella stanza accanto, si commentavano le diverse posizioni. Quando interveniva Giancarlo si tornava tutti in aula e si ascoltava attenti. Eravamo tutti di sinistra, nel Cidi, tutti volevamo una scuola di qualità per il Paese, e tutti vedevamo i nodi critici che, a livello nazionale e territoriale, bloccavano la crescita democratica della scuola: ma non tutti eravamo capaci di andare oltre la critica dell’esistente. Gli interventi di Giancarlo servivano a tutti, per l’equilibrio, la pacatezza, l’ampiezza degli orizzonti che delineava, la razionale lungimiranza. Per la propositività a prescindere nei diversi, e non sempre belli, momenti che la scuola attraversava. 
Talvolta la sua pacatezza, la sua visione delle cose, critica ma con ironia e sorriso, il suo vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, mi infastidiva perché non corrispondeva alla mia focosità, alla durezza delle mie analisi critiche, al mio desiderio di urla e coltelli. 
Poi abbiamo condiviso con lui la gioia per il superamento del concorso a Ispettore Tecnico. Lo abbiamo seguito nell’affermazione progressiva del suo ruolo nazionale, negli incarichi e nelle Commissioni che lo hanno visto protagonista di riforme e di battaglie culturali, lo abbiamo chiamato a casa nostra a sentire le sue riflessioni, a trarre spunti, a intravedere azioni.
Anche quando l’esperienza del Cidi, per le vicende delle vite, si è esaurita o comunque affievolita, con Giancarlo abbiamo continuato a sentirci, a vederci, a collaborare, a condividere, pur nel diverso carattere, visioni e posizioni e battaglie.
La sua formazione pedagogica e la sua esperienza professionale gli hanno fatto prediligere le problematiche della scuola del primo ciclo, ma credo sia difficile trovare aspetti della vita scolastica generale o della politica dell’istruzione che non lo abbiano coinvolto attivamente: dalla cittadinanza alla valutazione, dal curricolo alle discipline, dalla carriera dei docenti al reclutamento, dalle riforme ordinamentali alla didattica a distanza…
I suoi contributi allo sviluppo democratico della scuola hanno coperto uno spazio culturale e politico amplissimo: mi sono spesso domandata come facesse ad adempiere in maniera produttiva ed efficace ai suoi numerosi incarichi, a partecipare a commissioni e gruppi di lavoro, ad esser presente in tempi anche ravvicinati e in territori anche distanti, su temi anche molto differenti. Come abbia fatto a scrivere tante cose sensate e importanti su tante riviste diverse e a riscuotere apprezzamenti da ministri pur diversi tra loro per visioni e proposte. Instancabile Giancarlo. 
Stava già tanto male, ma nei giorni scorsi l’ho visto partecipare, come presidente della Commissione accanto al Ministro Bianchi, alla presentazione delle linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei: la sua ultima fatica e il suo ultimo incarico, volto a realizzare il passaggio dal progetto socio-assistenziale degli asili a un progetto pedagogico, educativo, che promuova lo sviluppo del bambino in un ambiente appositamente costruito. C’è tutta la ricerca pedagogica del 900 nel progetto zerosei, diceva Giancarlo nel presentarlo: da Winnicott a Gardner, da Dewey a Montessori a Malaguzzi…. È la densità pedagogica che oggi sembra dissolversi nelle emergenze pandemiche e culturali, ma che ha sempre ispirato il pensiero di Giancarlo Cerini nelle sue diverse espressioni. C’è densità pedagogica, radicamento nel presente e analisi dei contesti contemporanei, attenzione al profilo culturale e professionale degli insegnanti, promozione della progettualità educativa, analisi critica delle responsabilità della politica. E affermazione dell’enorme valore sociale dell’educazione fin dai primi anni di vita: l’ultimo capitolo del documento ha come titolo “Uno sguardo positivo al futuro” e afferma che investire nell’educazione fin dai primi anni di vita rappresenta un “bene comune”, in quanto mostra la vitalità di un Paese.
Non è il documento, è il pensiero ispiratore di tutto l’impegno culturale di Giancarlo.
Ho provato una grande gioia ogni volta che chiacchierando con lui ho capito che aveva letto i miei articoli, prima su Insegnare, rivista nazionale del Cidi, e poi su Scuola e Amministrazione, con cui ho collaborato e collaboro da anni; ho provato una grande gioia ogni volta che mi ha chiesto di scrivere qualcosa da pubblicare nelle collane da lui dirette, e una grandissima gioia quando mi ha spiegato cosa ha imparato, lui, da me e dai miei scritti. 
Sono orgogliosa di essergli stata amica, di aver conosciuto parte dei suoi pensieri, di avergli regalato qualche riflessione utile.
Ieri sera mi ha telefonato una collega, dirigente di un Istituto Comprensivo della Provincia, che da qualche anno promuove nella sua scuola una impegnativa e rigorosa sperimentazione sulla scuola dell’Infanzia in direzione della logica zerosei: “Rita, mi ha detto, ho letto il documento “di Cerini”! Ma la sperimentazione della mia scuola sembra interpretare fedelmente proprio le logiche del documento! Cosa faccio? Scrivo tutto? Lo mando al Ministero? Lo pubblico? E su quale rivista? Cosa mi consigli?”
Le ho detto che avrei chiesto a Giancarlo e poi le avrei dato la risposta. E gli ho scritto un whatsapp: “Giancarlo non so come stai e mi scuso se questo messaggio è inopportuno, ma avrei bisogno di parlarti brevemente di una scuola che sta lavorando egregiamente sullo zerosei. Posso chiamarti? E se posso, quando?”.
Non ho avuto risposta  

Francesca Puglisi  
Ci ha lasciati Giancarlo Cerini. È una gravissima perdita per tutto il mondo della scuola. E per me personale. Perché Giancarlo mi ha insegnato molto, tutto ciò che di buono so sull’educazione e l’istruzione. Mi rimproverava affettuosamente chiedendomi di dismettere nei miei interventi il tono della “mamma arrabbiata” per la mancanza di tempo pieno e mi ha aiutata immensamente nella mia attività parlamentare. Ciò che di buono c’è, nella buona scuola, lo dobbiamo al confronto costante con l’Ispettore Cerini. Soprattutto l’idea che la valutazione non può essere punitiva, ma deve essere un piano di miglioramento condiviso per la crescita umana e professionale di tutta la comunità scolastica. La Riforma Zerosei, che lui ha definito per la grande condivisione e partecipazione dal basso “una ballata popolare”, l’abbiamo scritta insieme a lui, Lorenzo, Tullia, Susanna, Giovanna, Claudia in lunghissime riunioni di confronto, anche accese, in cui abbiamo cementato il diritto ad avere dai primi mesi vita una educazione di qualità per recuperare gli svantaggi di partenza come chiede la Costituzione. E anche qui, il dialogo dell’Ispettore Cerini, con le insegnanti della scuola dell’infanzia e delle sezioni primavera è stato essenziale per abbattere rigidità culturali e paure per il cambiamento. 
Da Presidente della Commissione per le linee guida pedagogiche dello Zerosei, Giancarlo ha consegnato al Paese un lavoro mirabile e che oggi è in consultazione in tutti i territori. Perché questo era Giancarlo Cerini. Un uomo mite e un lavoratore instancabile, sempre sorridente e aperto come i veri romagnoli nonostante la durezza delle prove della vita, che incontrava girando tutt’Italia con passione e generosità il mondo della scuola, comprendendone le fatiche, i sogni e le speranze. Grazie di cuore Giancarlo. Troveremo il modo di onorare i tuoi insegnamenti. Un abbraccio a Loretta e alla tua famiglia.

L’ANDIS piange l’immatura scomparsa del socio onorario Giancarlo Cerini
La notizia dell’immatura scomparsa di Giancarlo Cerini lascia sgomento e addolorato l’intero mondo della scuola italiana. I messaggi di cordoglio e i ricordi che in queste ore giungono da tutte le regioni d’Italia danno la cifra dell’enorme patrimonio di affetti e di saperi pedagogici che Cerini ha elargito nel corso della sua lunga carriera.  
In un momento di così profondo dolore per tutti quelli che lo hanno conosciuto e apprezzato appare superfluo ricordare le tante occasioni di formazione e di confronto in cui lo abbiamo avuto al nostro fianco. 
Ci portiamo dentro tutti l’immagine della bella persona che era, generosa, gentile, garbata, leale, discreta. Ricordiamo il suo sorriso disarmante e il suo stile di lavoro infaticabile, lucido, appassionato, competente.  
Ci affascinava in particolare il suo amore per la “scuola delle bambine e dei bambini” come gli piaceva definire la scuola dell’infanzia. Lo abbiamo seguito con convinzione nella sua ultima battaglia per l’affermazione del segmento 0-6 anni “ Mille nidi in 5 anni. Yes we can”. 
Ricordiamo la passione e l’impegno che ha profuso nella stagione dell’autonomia scolastica e poi nella revisione delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione. 
Ricordiamo la gioia che gli si leggeva sul volto quando nel convegno di Bologna del 2012 gli abbiamo conferito il titolo di SOCIO ONORARIO, del quale ci è stato sempre grato. 
Ci portiamo negli occhi e nel cuore il suo ultimo intervento nel webinar dello scorso 31 marzo sulle Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei. Nonostante i segni di una malattia che non gli dava tregua è emerso in tutta la sua grandezza l’amore per “la scuola dei piccoli” che lo ha accompagnato per una vita intera.
Ricordiamo, infine, il suo grande legame al nostro annuale seminario di Camaldoli, per il quale aveva coniato l’indimenticabile titolo “Camaldoli: spazio di resistenza civile pensante”. 
Da oggi siamo davvero tutti più soli. Che la terra gli sia lieve.

Annalisa Maroni  
Personalmente devo moltissimo a Giancarlo Cerini. Leggendo i suoi libri e frequentando le sue lezioni mi sono preparata al concorso magistrale, entrata in ruolo ho seguito le sue conferenze e i suoi corsi, sono stata la maestra della sua adorata Sofia, ho visto l'amore e l'attenzione che lui e la sua famiglia hanno sempre avuto per la nostra cara scuola Manzoni. In generale, oggi la scuola ha perso un professionista straordinario, e un Uomo che, alla scuola, ha dato veramente tutto. Comprese generazioni di insegnanti che lui ha formato e contribuito a far crescere. A Loretta e a tutta la sua famiglia vanno i miei pensieri più cari.

Rosolino Cicero    
Dopo aver letto molti suoi articoli e consultato per ragioni professionali i suoi testi, ho avuto l'onore di conoscere direttamente un GIGANTE della scuola italiana -l'Ispettore Giancarlo Cerini-ricevendo in modo inaspettato la proposta di affrontare ed approfondire il profilo del "collaboratore del dirigente scolastico" sulla Rivista dell'istruzione. 
Quando mi ha detto che i primi due numeri di questa annualità sarebbero stati dedicati alla governance scolastica (il n. 1 è dedicato ad una ricognizione delle figure intermedie o di staff o di sistema già presenti a scuola, ma spesso misconosciute) chiedendomi la disponibilità a dare un contributo, ho sentito una grande responsabilità e nello stesso tempo mi sono sentito onorato per il riconoscimento del lavoro di comunicazione fatto per ANCODIS in questi 4 anni. Soltanto una cosa desidero far rilevare: ha avuto una grande sensibilità per il nostro lavoro e la nostra professionalità.
Da oggi ci mancherà la sua mente innovativa, la sua visione per un moderno sistema scolastico e la sua penna. 
ANCODIS esprime le condoglianze ai familiari, ai suoi collaboratori, al gruppo redazionale de La Rivista dell'istruzione. 
Due giorni fa gli abbiamo trasmesso un messaggio di auguri per il suo 70° compleanno.... oggi gli auguriamo buon viaggio nell'infinito. 

Cosimo De Nitto  
Ciao Giancarlo Cerini, amico mio, continua anche da lassù a perorare la causa di una scuola bella, efficace, comprensiva, inclusiva, capace di dare a tutti e a ciascuno tutto ciò che serve a far crescere senza discriminazioni, senza che nessuno abbandoni la sfida dell'apprendimento, del saper pensare, essere, fare. Anche quando non siamo stati d'accordo su singole politiche scolastiche, mai lo siamo stati sul piano pedagogico, mai sul principio del "non uno di meno", mai sulla ispirazione della scuola di Barbiana e di Don Milani. La tua scomparsa mi addolora profondamente. Mi ha colto impreparato, incredulo, fragile emotivamente.
Questi dannati tempi sconnessi ci hanno schiaffeggiato ancora una volta.
Il mondo della scuola, della scuola attiva e impegnata, è oggi povero e solo.

Daniele Scarampi   Ci ha lasciati Giancarlo Cerini, ispettore ministeriale, dirigente, pedagogo.
Professionista instancabile e di raro acume, impegnato e sollecito nella scuola e per la scuola.
Ma, soprattutto, attento conoscitore delle esigenze dei bambini, ai quali ha dedicato sforzi indefessi e progetti lungimiranti, tra cui spicca il Sistema Integrato 0-6.
Perché la scuola non si fa dagli scranni, si fa bensì da basso, tra i bambini e gli insegnanti. Cerini ha saputo ascoltare, capire, progettare e immaginare.
Lascerà un vuoto, umano e professionale, incolmabile.
Per me faro e punto di riferimento, sono diventato dirigente sui suoi libri.
Nello scorso settembre, d'improvviso, ricevetti un suo messaggio: carissimo, diceva, ho letto di lei in rete, mi piacerebbe che scrivesse qualcosa per me.
Conservo quel messaggio, perché la gioia che ne conseguì la sento dentro ancora adesso.

Marco Renzi    
E' venuto a mancare l'Ispettore Giancarlo Cerini, una grande perdita per il mondo della scuola e, nel nostro piccolo, una grande perdita anche per questo gruppo, di cui è stato un membro storico. Fu il primo, tra 2011 e il 2012, a dedicare tempo e spazio su Fb a interminabili serate on line aperte a tutti, per serrati confronti su temi strategici, per studiare, approfondire, proporre e prearare concorsi. R.I.P.

Assunta Barbieri   
Giancarlo Cerini ci ha lasciato. La scuola italiana ha perso una delle sue voci più belle e autorevoli. È stato il maestro di tanti e ci ha indicato sempre la direzione per costruire quella scuola che calzasse  a pennello su ogni studente, dal più piccolo al più grande.  Mancherà la tua passione e il tuo sguardo visionario che sapeva indicare sempre la strada da percorrere. Questa mattina siamo tutti smarriti ..... che la terra ti sia lieve caro Giancarlo